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Cronaca

Orbassano, scontro tra auto e monopattino

Lunedì 6 ottobre: uomo in monopattino ferito, trasportato al San Luigi. Ipotesi semaforo rosso, appello ai controlli

Scontro tra auto e monopattino a Orbassano: salvo anche grazie al casco, indagini sul semaforo

Orbassano, scontro tra auto e monopattino

Una manciata di secondi, un semaforo, un urto improvviso. È bastato questo, stamattina a Orbassano, per trasformare un incrocio qualunque in un momento di paura. Un uomo a bordo di un monopattino elettrico è finito a terra dopo uno scontro con un’auto, riportando diversi traumi ma senza gravi conseguenze. E, secondo i testimoni, a fare la differenza è stato il casco.

L’incidente si è verificato lunedì 6 ottobre 2025, poco dopo le otto, all’intersezione tra via Frejus, via Ascianghi e via Italia, un punto regolato da semaforo dove si incrociano ogni mattina pendolari, studenti e mezzi diretti verso il centro città. La dinamica è ancora oggetto d’indagine, ma le prime ricostruzioni parlano di un urto laterale tra il monopattino e una vettura che stava attraversando l’incrocio.

L’uomo, sbalzato sull’asfalto, è stato soccorso immediatamente dai sanitari del 118 – Azienda Zero e trasportato al San Luigi di Orbassano. Ha riportato traumi non gravi e, secondo quanto riferito dai medici, potrebbe essere dimesso in giornata. Una buona notizia, che tuttavia non cancella le preoccupazioni sulla sicurezza della micromobilità urbana, tema che in questi mesi sta diventando sempre più pressante anche nei centri della cintura torinese.

Gli agenti della Polizia Locale hanno effettuato i rilievi sul posto, raccogliendo le testimonianze e verificando i tempi dei semafori per stabilire se uno dei due conducenti non abbia rispettato il segnale. L’incrocio, molto trafficato nelle ore di punta, non è nuovo a episodi simili, e già in passato era stato segnalato come punto critico per la visibilità e la convivenza tra mezzi di diversa categoria.

A riportare l’attenzione sul nodo della sicurezza è stato Nico Marinelli, presidente dell’associazione di motociclisti Tre Merli Sotto Shock, da anni impegnata in campagne di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale. “Questa volta al signore in monopattino è andata bene anche perché indossava il casco, ed è uno dei pochi a farlo”, ha commentato Marinelli. “Molti di questi veicoli viaggiano troppo veloci anche in centri urbani come Orbassano. Servono più controlli e più consapevolezza.”

Parole che fotografano un problema ormai evidente: la micromobilità elettrica è entrata a pieno titolo nel paesaggio urbano, ma la cultura della sicurezza non sempre l’ha seguita con lo stesso passo. A Torino e nei comuni limitrofi i monopattini elettrici sono diventati mezzi di uso quotidiano, ma spesso mancano caschi, luci accese, precedenze rispettate. Un equilibrio fragile, in cui un secondo di distrazione o una regola violata possono cambiare tutto.

Secondo i dati diffusi dal Ministero delle Infrastrutture, nel 2024 gli incidenti che hanno coinvolto monopattini elettrici in Italia sono aumentati del 23% rispetto all’anno precedente, con la fascia più colpita tra i 18 e i 35 anni. In oltre il 70% dei casi, le cause principali sono state distrazione, velocità e mancato rispetto dei semafori.

Orbassano, oggi, ne offre un esempio lampante. Un incrocio semaforizzato, due veicoli diversi, un impatto che avrebbe potuto trasformarsi in tragedia. E invece no: un trauma, tanta paura, ma anche un elemento di salvezza. Il casco, appunto. Un gesto semplice, ancora poco diffuso tra chi usa mezzi leggeri, ma decisivo per evitare lesioni gravi.

In Italia, l’uso del casco sui monopattini elettrici è obbligatorio solo per i minori di 18 anni, ma gli esperti chiedono da tempo di estendere l’obbligo a tutti. Le associazioni di sicurezza stradale ricordano che un urto a 25 chilometri orari — la velocità massima consentita ai monopattini — può produrre traumi cranici seri se la testa non è protetta.

Intanto, a Orbassano, la Polizia Locale continua i rilievi per definire le responsabilità e valutare eventuali infrazioni. Sul tavolo resta anche la questione della segnaletica e della visibilità dell’incrocio, che potrebbe essere rivista alla luce del crescente flusso di mezzi elettrici.

Ma al di là degli aspetti tecnici, l’incidente di oggi riapre una riflessione più ampia: come convivono auto e micromobilità nelle città di provincia, dove le infrastrutture non sempre sono pensate per questa nuova realtà. Le piste ciclabili restano discontinue, le carreggiate strette, i semafori non calibrati sui nuovi flussi di traffico. In mezzo, utenti fragili come ciclisti e monopattinisti, esposti e poco tutelati.

La lezione di Orbassano è chiara: il casco salva vite, ma da solo non basta. Servono educazione, regole rispettate e spazi sicuri. Perché basta un incrocio, un colpo di freno o un semaforo ignorato per far pendere l’ago della bilancia tra la paura e il sollievo.

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