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Cronaca
03 Ottobre 2025 - 09:23
Spari nel bosco e divano crivellato: un 59enne del Canavese denunciato dopo i colpi esplosi a Monte Maggiore (foto archivio)
Un divano abbandonato, trasformato in bersaglio improvvisato, e alcuni colpi di pistola che hanno interrotto il silenzio dei boschi tra Viverone e Cavaglià. È questo lo scenario insolito che i carabinieri di Cavaglià si sono trovati davanti durante un servizio di pattugliamento in località Monte Maggiore. Poco dopo aver udito gli spari, i militari hanno fermato un motociclista lungo la statale a Viverone: si trattava di un 59enne residente nel Canavese, che aveva appena utilizzato la sua pistola calibro 22, regolarmente detenuta, per quello che lui stesso ha definito un “test di funzionamento”.
Le giustificazioni, però, non hanno avuto alcun peso sul piano giuridico. La pistola e le munizioni sono state sequestrate e l’uomo è stato denunciato a piede libero in base all’articolo 703 del codice penale, che punisce l’esplosione pericolosa di colpi in luogo pubblico o aperto al pubblico. La norma è chiara: anche in presenza di un’arma legalmente denunciata, l’utilizzo al di fuori di poligoni e spazi autorizzati è vietato. Un comportamento che mette a rischio non solo chi frequenta sentieri e radure, ma anche chi vive o lavora nella zona.
L’episodio si inserisce in un contesto già complesso. Da mesi i carabinieri presidiano quell’area boschiva, crocevia tra Biellese e Canavese, con controlli mirati coordinati dalla Prefettura e dalla Procura di Biella. Le operazioni hanno portato alla scoperta di discariche abusive e a una serie di denunce per violazioni ambientali. È una zona segnata da problemi cronici di spaccio e degrado, che richiedono una vigilanza costante. La comparsa di spari, anche se diretti a un oggetto inanimato, amplifica l’allarme sociale e accresce il senso di insicurezza tra i residenti.
Quel sofà devastato nel sottobosco non è soltanto un episodio bizzarro. È un segnale di come il possesso di armi richieda un grado di responsabilità elevato, perché un gesto apparentemente “innocuo” può trasformarsi in un rischio concreto. E, allo stesso tempo, dimostra l’importanza di un controllo capillare del territorio, capace di intercettare comportamenti pericolosi prima che sfocino in conseguenze irreparabili.
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