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Cronaca

Aggressioni e tensioni al carcere di Biella, l’OSAPP denuncia: “Siamo allo sfascio totale"

Due agenti feriti e un detenuto arrampicato sul tetto: in poche ore, la Casa Circondariale di Biella è diventata il teatro di episodi che riportano d’attualità l’allarme mai sopito sullo stato delle carceri italiane

Aggressioni e tensioni

Aggressioni e tensioni al carcere di Biella, l’OSAPP denuncia: “Siamo allo sfascio totale"

Il pomeriggio del 1° ottobre, durante il cambio turno nel reparto isolamento, un detenuto di origine pakistana — già noto per precedenti aggressioni contro il personale di polizia penitenziaria — ha colpito con violenza due agenti appena entrati in servizio, ferendoli al volto. I due operatori sono stati costretti a recarsi al pronto soccorso per ricevere le cure necessarie.

La situazione non è migliorata il giorno successivo. Intorno alle 10 del mattino del 2 ottobre, un detenuto sudamericano, trasferito da poche settimane dal carcere di La Spezia, è riuscito ad arrampicarsi dalle grate dei cortili passeggio fino al tetto del terzo piano del vecchio padiglione. Dall’alto ha preteso con forza il suo ritorno nell’istituto di provenienza, costringendo le autorità a una lunga trattativa durata ore.

L’assenza del direttore e del comandante, entrambi fuori sede per impegni di servizio, ha aggravato la gestione dell’emergenza. È stato necessario il rientro urgente del comandante, che ha coordinato le operazioni fino all’intervento dei Vigili del Fuoco, indispensabili per riportare il detenuto in sicurezza all’interno dell’istituto.

Il sindacato di polizia penitenziaria OSAPP non usa mezzi termini. Il segretario generale Leo Beneduci ha dichiarato: «Siamo allo sfascio totale. Le carceri italiane sono ormai una polveriera senza controllo. A Biella, come altrove, regna l’anarchia gestionale, il personale viene lasciato da solo, in balia di detenuti violenti e recidivi. Non si capisce più nulla. Il Ministro Nordio, se c’è, batta un colpo. Il tempo delle analisi è finito. Servono atti concreti, immediati, prima che ci scappi il morto».

Le parole del sindacato colpiscono al cuore del problema: sovraffollamento, scarsità di personale e condizioni di lavoro al limite continuano a rendere le carceri italiane un terreno fragile, dove basta un episodio per far saltare l’equilibrio già precario. L’episodio di Biella — due aggressioni in meno di 24 ore — è l’ennesima conferma di un sistema in cui il personale penitenziario si trova a gestire emergenze continue con strumenti insufficienti.

Secondo i dati diffusi dagli stessi sindacati, le aggressioni contro gli agenti negli istituti penitenziari italiani sono in costante aumento. Il carcere biellese non fa eccezione: più volte negli ultimi anni è stato al centro di episodi analoghi, con operatori costretti a lavorare sotto pressione e in condizioni di sicurezza sempre più incerte.

Mentre la politica discute di riforme e misure strutturali, chi lavora dietro le sbarre denuncia di sentirsi “lasciato solo”. A Biella, la sequenza degli ultimi due giorni rappresenta un monito concreto: senza interventi rapidi, la linea di confine tra gestione e caos rischia di saltare definitivamente.

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