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Cronaca
01 Ottobre 2025 - 18:17
Pastore ferito da un lupo, il Parco delle Alpi Cozie intensifica i controlli (immagine di repertorio)
Un episodio insolito e preoccupante. È quello che è accaduto la scorsa settimana, a Pian dell’Alpe, quando un pastore è stato morso a una gamba da un lupo mentre tentava di difendere una delle sue pecore dall’attacco di due predatori. L’uomo, soccorso subito dopo l’aggressione, non ha riportato ferite tali da metterne in pericolo la vita, ma l’episodio ha sollevato interrogativi sulla sicurezza di chi vive e lavora in un’area caratterizzata da forte presenza turistica e attività agro-pastorali.
Il Parco delle Alpi Cozie, che gestisce il territorio in cui si è verificato il fatto, ha annunciato di aver immediatamente potenziato il servizio di vigilanza nella zona. L’obiettivo è monitorare il comportamento dei lupi, capire se gli animali torneranno a frequentare quell’area e con quali modalità. «Gli approfondimenti permetteranno di comprendere meglio la situazione e valutare se esistono reali contesti di pericolo in un luogo frequentato da allevatori, escursionisti e turisti», ha sottolineato il direttore dell’ente, Luca Marello.
Le azioni messe in campo non riguardano soltanto l’attività dei guardiaparco. È stato infatti attivato un tavolo di confronto con Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e con il Centro di referenza regionale dei Grandi Carnivori della Regione Piemonte. Sono inoltre coinvolti la Città Metropolitana di Torino e gli enti locali. L’obiettivo è raccogliere dati, testimonianze e osservazioni utili a chiarire le circostanze dell’aggressione.
Immagine di repertorio
Un elemento importante su cui il Parco ha voluto fare chiarezza è che si tratta, al momento, di un caso isolato. Non ci sono prove di un atteggiamento “confidente” dei lupi verso l’uomo, ovvero di una perdita di diffidenza che potrebbe rendere più frequenti i contatti ravvicinati. Tuttavia, spiegano i tecnici, non bisogna abbassare la guardia. Nel caso in cui si registrassero comportamenti sospetti o ripetuti, l’Ente Parco aprirebbe un confronto con Ispra per individuare le soluzioni più adatte.
Il messaggio rivolto alla popolazione e ai frequentatori della montagna è duplice: evitare allarmismi ingiustificati, ma allo stesso tempo mantenere prudenza e rispetto delle distanze con qualsiasi animale selvatico. «Ogni approccio deve essere sempre cauto – ha ricordato Marello – perché il lupo, come tutte le specie selvatiche, non deve mai essere trattato come un animale domestico».
Il Parco ribadisce inoltre il proprio impegno a fianco degli allevatori, che da anni si trovano a fare i conti con la presenza dei predatori. Sono già attivi programmi di supporto, che vanno dall’installazione di recinzioni elettrificate alla formazione dei pastori sull’uso di cani da guardiania. Tuttavia, il caso di Pian dell’Alpe dimostra quanto la convivenza resti una sfida quotidiana, delicata e in continua evoluzione.
Per chi lavora in montagna, episodi come questo alimentano una sensazione di insicurezza. La gestione istituzionale, sottolineano dal Parco, deve quindi cercare un equilibrio difficile: proteggere una specie tutelata a livello europeo come il lupo, senza trascurare i rischi e i danni subiti da chi vive di pastorizia. La vicenda di Pian dell’Alpe apre così un nuovo fronte di riflessione sulla coesistenza tra attività umane e grandi carnivori nelle valli alpine.
Immagine di repertorio
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