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Cronaca

Pony abbandonato e stremato salvato dai carabinieri forestali: ora è in cura a Grugliasco

Dal salvataggio nelle campagne astigiane al ricovero a Grugliasco: una storia di sofferenza, incuria e speranza di rinascita per un piccolo pony

Pony abbandonato

Pony abbandonato e stremato salvato dai carabinieri forestali: ora è in cura a Grugliasco

Un piccolo pony immobilizzato dal dolore, incapace di mangiare e bere, lasciato solo tra i filari e i casali della campagna astigiana. È questa l’immagine che scuote e interroga: a Belveglio, nell’Astigiano, l’intervento congiunto dei carabinieri forestali di Nizza Monferrato, allertati da Enpa, ha permesso di salvare un animale che stava letteralmente scivolando verso la fine. Oggi il pony è affidato alle cure della clinica veterinaria universitaria di Grugliasco, dove verrà sottoposto a un intervento chirurgico.

A cambiare il suo destino è stata la segnalazione dell’associazione animalista, che ha denunciato alle autorità le condizioni di abbandono. Il sopralluogo ha confermato una situazione critica: il pony era in evidente stato di sofferenza e denutrizione. I tecnici dell’Asl e i carabinieri forestali hanno disposto il sequestro immediato e il trasferimento in un centro specializzato, per garantirgli assistenza urgente.

Il quadro sanitario era drammatico: una malformazione all’articolazione della zampa anteriore, originata probabilmente da un infortunio non curato, lo aveva progressivamente immobilizzato. L’assenza di cure aveva reso il dolore insopportabile e ridotto al minimo i movimenti, al punto da compromettere anche le funzioni vitali come nutrirsi e abbeverarsi. Il cerchio si era chiuso in una spirale di sofferenza e deperimento.

A Grugliasco, struttura di riferimento per la cura degli animali in Piemonte, il pony è ora sotto osservazione. I veterinari hanno programmato un’operazione chirurgica per correggere, nei limiti del possibile, la malformazione e restituirgli un minimo di autonomia. L’obiettivo è ridargli qualità di vita, dopo mesi di incuria.

La vicenda non è soltanto un episodio di cronaca rurale. È un caso che riapre la discussione sul benessere animale nelle campagne, dove troppo spesso la mancanza di vigilanza e controlli regolari lascia spazio a episodi di abbandono silenzioso. Non si tratta di casi isolati: ogni anno le forze dell’ordine, spesso grazie alle segnalazioni delle associazioni, intervengono in situazioni analoghe che mettono in luce carenze di responsabilità individuale e collettiva.

Il salvataggio di Belveglio dimostra che quando la collaborazione tra associazioni, autorità e sanità pubblica funziona, la catena della sofferenza può essere interrotta in tempo. Ma la vera sfida resta la prevenzione. Non basta intervenire quando il danno è fatto: occorre costruire una cultura della cura che veda negli animali non un peso, ma esseri viventi da rispettare. Un pony che soffre fino a non riuscire più a mangiare non è solo una storia di abbandono, è il simbolo di una responsabilità collettiva mancata.

Ecco perché episodi come questo dovrebbero spingere a riflettere. Non solo sul ruolo delle istituzioni, ma anche su quello delle comunità rurali e dei singoli cittadini. Segnalare tempestivamente, controllare, denunciare: sono atti semplici che possono fare la differenza tra la vita e la morte di un animale.

Il viaggio da Belveglio a Grugliasco del piccolo pony racconta una parabola di sofferenza, ma anche di salvezza. Dall’indifferenza di chi ha lasciato che il dolore si trasformasse in condanna, alla prontezza di chi ha risposto con un gesto di responsabilità. Un promemoria che resta inciso: la tutela degli animali non è un dettaglio etico, ma un dovere civile che si misura nei fatti concreti.

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