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Via Roma sommersa dai rifiuti: il “salotto” di Chivasso trasformato in discarica. Protestano i cittadini

I bidoni traboccanti di via Roma e via Torino accendono la rabbia dei cittadini. Viale Vittorio Veneto conferma il disastro: plastica di nuovo sui marciapiedi

I contenitori dei rifiuti in via Roma a Chivasso

I contenitori dei rifiuti in via Roma a Chivasso

Il “salotto” di Chivasso oggi sa di spazzatura. Martedì 30 settembre, ore dieci del mattino: via Roma, civico 6. Non una periferia dimenticata, ma l’isola pedonale dello shopping e dello struscio. Davanti alle vetrine e ai portoni, invece dei clienti e dei visitatori, una fila di cassonetti neri straripanti, circondati da cartoni fradici e sacchi abbandonati sul marciapiede. Una barriera di plastica e immondizia che obbliga i pedoni a fare lo slalom, tra miasmi insopportabili e il disprezzo per una città che si vanta di civiltà e decoro.

La denuncia corre sui social. «Sono quasi le dieci e qui in via Roma c’è uno schifo, oltre a una puzza incredibile!!! I bidoni non devono bloccare le attività e il marciapiede è dei pedoni, non delle vostre comodità!», scrive un cittadino furioso nel gruppo Facebook. E come sempre accade in questi casi, la rabbia non riguarda solo un condominio o un isolato: è l’intera comunità a sentirsi presa in giro.

Bidoni dei rifiuti di fronte ai negozi in via Roma, questa mattina, nel centro storico di Chivasso

Anche perché il problema non è solo di via Roma, ma di tutto il centro: provare, per credere, a farsi un giro in via Torino per rendersi conto di quanto non funzioni l'organizzazione della raccolta differenzia.

Il problema è noto e semplice: perché non si concorda con Seta un passaggio dei mezzi nelle prime ore del mattino, quando le serrande sono ancora abbassate e le strade vuote? La risposta non arriva.

E intanto Seta – la società incaricata della raccolta differenziata nei comuni del Consorzio di Bacino 16 – continua a garantire spettacoli indecorosi, con le vie dello shopping trasformate in discariche temporanee. Un servizio pubblico che dovrebbe essere sinonimo di ordine e pulizia, ma che a Chivasso produce solo vergogna e cartoline di degrado che rimbalzano da un social all’altro.

L’assessore all’Ambiente, Fabrizio Debernardi di Sinistra Ecologista, è il primo chiamato in causa. Non bastano gli slogan verdi e le promesse ecologiste se poi, al dunque, il cittadino deve zigzagare tra cassonetti strapieni. La coerenza si misura sull’asfalto e sui marciapiedi, non nei comunicati. Peggio che mai nei post autocelebrativi. E l’asfalto di via Roma e via Torino, oggi, racconta una storia di disorganizzazione e di abbandono.

I commercianti subiscono il danno. Chi entra in una gioielleria passando accanto a un bidone stracolmo di rifiuti? Chi si ferma a prendere un caffè respirando la puzza dei sacchi lasciati fuori orario?

L’immagine stessa del centro storico – che dovrebbe essere il biglietto da visita della città – è annientata da una gestione incapace di garantire neppure il minimo sindacale: strade pulite e libere.

E mentre il centro storico affoga nella sporcizia, altrove va in scena lo stesso copione. In viale Vittorio Veneto, da anni i cittadini lasciano i sacchi della plastica accatastati sui marciapiedi, proprio dove erano posizionati i contenitori per i vestiti usati della cooperativa “Lavoro e Solidarietà”. Il Comune, convinto che il problema fosse l’“effetto calamita” di quei cassonetti, li ha fatti spostare. Risultato? Ieri sera, i sacchi erano di nuovo tutti lì. Segno che non erano i contenitori il problema, ma la cattiva abitudine di chi, anziché esporre i rifiuti davanti a casa come previsto, preferisce riversarli in strada.

Sono tornati ieri sera i sacchi della plastica in viale Vittorio Veneto

Lo ha spiegato bene Andrea Fluttero, presidente della cooperativa: «Non si tratta di rifiuti tessili, ma di plastica. I cittadini li depositano lì convinti di comportarsi correttamente. Spostare i contenitori non risolve nulla, perché l’accatastamento continuerebbe lo stesso». E infatti, così è stato.

Il problema è doppio: da una parte una società di raccolta che non trova soluzioni organizzative degne di una città moderna, dall’altra una parte di cittadini che scambia i marciapiedi per discariche. In mezzo, un Comune che prova a cavarsela spostando un cassonetto qua e là, invece di affrontare la radice della questione: educazione, controlli, sanzioni.

Intanto nel centro storico si cammina tra i bidoni, in viale Vittorio Veneto tra i sacchi della plastica. Due facce della stessa medaglia. Due cartoline che raccontano una città dove la propaganda ecologista inciampa sulla puzza della spazzatura.

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