Cerca

Cronaca

Undici Daspo Willy nella zona della stazione: giro di vite dei carabinieri tra locali pubblici, controlli e segnalazioni

Dalla guida in stato di ebbrezza allo spaccio di droga, fino al porto di armi: come funziona il provvedimento introdotto dopo l’omicidio di Colleferro

Undici Daspo Willy

Undici Daspo Willy nella zona della stazione: giro di vite dei carabinieri tra locali pubblici, controlli e segnalazioni

A Tortona, nella zona della stazione ferroviaria, i carabinieri della compagnia locale hanno intensificato i controlli con un servizio straordinario che ha portato all’adozione di undici Daspo Willy, provvedimenti che vietano a determinati soggetti l’accesso e la permanenza in locali pubblici e aree specifiche della città. Si tratta di un risultato rilevante nell’ambito di un’operazione che ha visto uomini e mezzi impegnati a rafforzare le pattuglie quotidianamente già attive sul territorio.

I controlli hanno interessato soprattutto i locali pubblici nelle vicinanze della stazione, un’area ritenuta sensibile per episodi di microcriminalità e conflitti. Il bilancio non si ferma ai soli provvedimenti di allontanamento: sono sei le persone segnalate o denunciate per violazioni di varia natura, dalla guida in stato di ebbrezza al porto abusivo di armi e oggetti atti a offendere, fino alla violazione delle normative sull’immigrazione e al possesso per uso personale di cocaina e hashish. Una fotografia che conferma la complessità delle problematiche di ordine pubblico nell’area e la necessità di mantenere alta l’attenzione.

Ma che cos’è esattamente il Daspo Willy? Si tratta di una misura introdotta nel 2020 con il decreto-legge sulla sicurezza urbana, voluta dopo il clamore suscitato dall’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il 21enne ucciso a calci e pugni a Colleferro nella notte tra il 5 e il 6 settembre dello stesso anno. L’episodio, che aveva sconvolto l’opinione pubblica, spinse il governo a rafforzare gli strumenti di prevenzione e repressione contro la violenza giovanile e le aggressioni in contesti pubblici.

Il nome della misura riprende proprio la vicenda di Willy, e il funzionamento richiama quello già noto del Daspo sportivo, utilizzato da anni per allontanare dai campi da calcio e dagli impianti sportivi i soggetti considerati pericolosi. Il Daspo Willy amplia il raggio d’azione a pub e locali notturni, discoteche, bar e zone della movida, consentendo alle autorità di vietare l’accesso a chi sia stato protagonista di risse, episodi violenti, spaccio o altri reati che possano mettere a rischio l’ordine pubblico.

Nella pratica, il provvedimento è emesso dal questore o, in determinati casi, dal prefetto, e può avere una durata variabile che va da sei mesi a due anni, a seconda della gravità dei fatti contestati e della pericolosità del soggetto. Chi lo viola rischia conseguenze penali: l’inottemperanza comporta infatti una denuncia per inosservanza di provvedimenti dell’autorità e può aggravare ulteriormente la posizione di chi era già sotto osservazione.

A differenza del Daspo sportivo, quello “Willy” non colpisce solo tifosi o frequentatori di stadi, ma qualunque individuo sia ritenuto socialmente pericoloso in relazione a locali o zone cittadine sensibili. È quindi uno strumento di prevenzione che le forze dell’ordine stanno applicando sempre più spesso in città medio-grandi, ma anche nei centri minori, come dimostra il caso di Tortona.

Il provvedimento ha suscitato fin dalla sua introduzione un acceso dibattito. I sostenitori lo considerano un mezzo utile per restituire sicurezza a quartieri e aree urbane dove fenomeni di degrado e criminalità rendono difficile la convivenza civile. Secondo i critici, invece, il rischio è quello di una misura percepita come “esilio urbano”, che non risolve il problema alla radice ma si limita a spostarlo altrove, incidendo fortemente sulla libertà di movimento degli individui.

Nel caso di Tortona, l’adozione di undici Daspo Willy in un’unica operazione rappresenta un segnale forte: l’area della stazione viene riconosciuta come zona a rischio e sottoposta a un monitoraggio speciale. Non è un caso che le attività dei carabinieri si siano concentrate lì, con controlli nei bar e negli spazi di aggregazione, in un’ottica di prevenzione dei reati legati alla violenza di gruppo, allo spaccio di sostanze stupefacenti e al disturbo della sicurezza pubblica.

Il messaggio è chiaro: la città non intende tollerare fenomeni di degrado che rendono insicuro uno snodo fondamentale della vita urbana come la stazione ferroviaria. L’azione, al tempo stesso, si inserisce in una più ampia strategia che in molte altre località italiane sta vedendo crescere l’utilizzo del Daspo Willy come deterrente e strumento di contrasto alla criminalità diffusa.

A distanza di cinque anni dalla sua introduzione, la misura si è consolidata come uno degli strumenti principali di prevenzione delle risse e delle aggressioni nei contesti urbani, al pari dei controlli straordinari sul territorio. E se in alcuni casi le polemiche non mancano, il suo impiego sempre più frequente testimonia la convinzione delle istituzioni che per garantire sicurezza occorra colpire non solo i reati già consumati, ma anche la recidiva comportamentale di chi minaccia l’ordine pubblico.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori