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Ivrea si ricorda di Willy: la mozione di De Stefano per una targa in città

Dopo cinque anni dalla sua morte, anche il Consiglio comunale eporediese si prepara a discutere l’intitolazione di un luogo o di una targa a Willy Monteiro Duarte, simbolo di altruismo e coraggio

Ivrea si ricorda di Willy: la mozione di De Stefano per una targa in città

Willy Monteiro Duarte

Il nome di Willy Monteiro Duarte entra nel dibattito politico di Ivrea. È questo l’obiettivo della mozione presentata dal consigliere comunale Massimiliano De Stefano, capogruppo di Azione Italia Viva, che sarà discussa nella prossima seduta consiliare.

Il documento chiede al sindaco e alla Giunta di avviare l’iter amministrativo per dedicargli uno spazio della città: una via, una piazza, un giardino o una targa commemorativa. Non un gesto retorico, ma un atto concreto che lega la comunità eporediese alla memoria di un giovane che, con la sua scelta altruista, ha segnato profondamente la coscienza civile del Paese.

Willy era nato a Roma nel 1999 da una famiglia originaria di Capo Verde. Cresciuto tra Paliano e Fiuggi, frequentava l’Istituto Alberghiero e lavorava come aiuto cuoco. La notte del 6 settembre 2020, a Colleferro, rimase vittima di un pestaggio brutale: intervenne per difendere un amico, pur non essendo fisicamente prestante né abituato alla violenza, e fu travolto dalla furia di un gruppo di aggressori. Un gesto di generosità che gli costò la vita, trasformandolo in simbolo nazionale di altruismo e coraggio.

Massimiliano De Stefano

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli conferì la Medaglia d’Oro al Valore Civile, sottolineando come il suo sacrificio fosse “luminoso esempio, anche per le giovani generazioni, di generosità, altruismo e coraggio, spinti fino all’estremo sacrificio”. Un riconoscimento che consacrava il suo gesto come patrimonio morale dell’Italia intera.

La giustizia ha fatto il suo corso: i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, insieme a Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, sono stati condannati in via definitiva. Ergastolo per Marco, 28 anni per Gabriele, 21 e 23 anni per gli altri due. Sentenze pesanti che hanno sancito la gravità estrema di quel crimine, ma che non hanno certo colmato il vuoto lasciato dalla sua morte.

Dopo quella tragedia, il suo nome è entrato anche nelle leggi e nella società. Nel 2023 è stato istituito il “Giorno del Rispetto”, fissato al 20 gennaio, giorno della nascita di Willy. Una ricorrenza che mira a promuovere nelle scuole e nella società la cultura del dialogo e della convivenza civile, ponendo al centro l’educazione delle nuove generazioni. Contestualmente, è stato introdotto anche il cosiddetto “Daspo Willy”, un provvedimento che vieta l’accesso a locali pubblici a chi si rende responsabile di atti di violenza. Una misura nata proprio per evitare che le piazze del divertimento possano trasformarsi in luoghi di brutalità.

Il ricordo di Willy, però, non si limita alle norme. È diventato strumento di memoria attiva, soprattutto nel mondo della scuola. La sua storia viene raccontata come esempio di coraggio e solidarietà, utilizzata per contrastare bullismo e violenza, per insegnare ai ragazzi che esiste un’altra strada rispetto all’aggressività cieca: dell’altruismo e del rispetto reciproco.

Sono state realizzate pubblicazioni, incontri, spettacoli e persino un film, “40 secondi”, tratto dal libro della giornalista Federica Angeli, che ricostruisce gli ultimi istanti della sua vita.

È in questo contesto nazionale che si colloca la mozione eporediese. “La memoria, per essere viva, ha bisogno anche di luoghi fisici” ha ricordato De Stefano. Spazi che non siano semplici targhe decorative, ma veri punti di riferimento civico. Una via, un giardino, una piazza dedicata a Willy a Ivrea significherebbe consegnare alla città un simbolo concreto di altruismo, da trasmettere alle nuove generazioni come monito e insegnamento.

Se il Consiglio approverà la mozione, Ivrea avrà un luogo che porta il nome di Willy Monteiro Duarte. Sarà un piccolo gesto, ma dal valore universale. Perché ricordare Willy non significa soltanto omaggiare la sua memoria: vuol dire ribadire che la violenza non può avere l’ultima parola e che il coraggio di un ragazzo fragile ma straordinario resta una lezione civile che appartiene a tutti.

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