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Cronaca

Svuotano un magazzino di alta moda e rivendono online capi esclusivi: danni per oltre due milioni di euro

Nove misure cautelari, sequestri di beni e perquisizioni svelano un sistema che riciclava il denaro anche all’estero

Svuotano un magazzino

Svuotano un magazzino di alta moda e rivendono online capi esclusivi: danni per oltre due milioni di euro

Non erano semplici ladri, ma un gruppo strutturato capace di trasformare il furto sistematico in un vero business parallelo. La polizia ha eseguito nove misure cautelari nei confronti di persone accusate di aver sottratto capi e accessori da un magazzino di alta moda con sede a Novara, rivendendoli poi su piattaforme online. Il danno stimato per il marchio colpito supera i due milioni di euro, cifra che testimonia la portata di un’operazione non improvvisata ma pianificata e duratura.

Secondo le indagini, gli indagati non si limitavano a piazzare la merce sul mercato parallelo. Il ricavato veniva incanalato con attenzione: depositato su conti correnti, anche fuori dall’Italia, e quindi reinvestito in abitazioni, orologi e beni di lusso, segno di un vero meccanismo di riciclaggio e autoriciclaggio. Una catena criminale che univa la sottrazione dei beni, la loro commercializzazione e infine la trasformazione del denaro sporco in patrimoni apparentemente leciti.

Le accuse formulate sono pesanti: associazione a delinquere finalizzata al furto aggravato, riciclaggio e autoriciclaggio. L’operazione coordinata dagli investigatori ha permesso di scoprire l’entità dell’attività illecita anche grazie a perquisizioni personali e locali, che hanno portato al ritrovamento di un ingente quantitativo di abiti e accessori del brand trafugato. Non solo: la polizia ha disposto un sequestro preventivo di beni per oltre 1,2 milioni di euro, ritenuti provento diretto della vendita online. Tra i beni bloccati figurano immobili di residenza, conti correnti e altri asset finanziari riconducibili agli indagati.

Il meccanismo era tanto semplice quanto remunerativo: sottrarre capi esclusivi, spesso destinati a boutique internazionali, immetterli nel mercato parallelo online, sfruttando la domanda sempre crescente di prodotti griffati a prezzi inferiori, e infine occultare il denaro con operazioni bancarie studiate per renderne difficile la tracciabilità. Un copione che richiama dinamiche tipiche della criminalità economica organizzata, dove il confine tra furto e sofisticate operazioni di finanza opaca si fa sottile.

Il settore del lusso, che fa dell’esclusività e della filiera controllata il suo marchio distintivo, si trova così esposto a un doppio danno: economico, con perdite milionarie, e d’immagine, con il rischio che il mercato parallelo eroda l’aura di unicità dei propri prodotti. Novara, città divenuta snodo logistico per numerose maison, diventa in questa vicenda il teatro di una vicenda che svela le fragilità di una catena distributiva che, pur blindata, resta esposta a chi opera dall’interno con complicità e strategie consolidate.

Ora toccherà alla magistratura valutare le responsabilità individuali e la tenuta delle prove raccolte. Resta intanto l’impatto di un’operazione che mette in luce come il furto di moda non sia più la sottrazione episodica di pochi capi, ma un business criminale che sfrutta il web e le piattaforme digitali come canale privilegiato per monetizzare l’illecito.

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