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Cronaca

Spara al cinghiale ma sbaglia mira e uccide l'amico. Ecco chi è la vittima

Michela Vittoria Brambilla attacca duramente: «Pratica crudele e anacronistica, va abolita»

 Daniele Barolo

Daniele Barolo

È iniziata nel peggiore dei modi la stagione venatoria 2025. Due episodi distinti, avvenuti in Piemonte e in Campania, hanno già lasciato sul campo una vittima e un ferito nel primo giorno di apertura della caccia.

La tragedia più grave si è consumata a Carrù, in provincia di Cuneo. In località Bordino, un colpo partito dal fucile di un compagno, indirizzato a un cinghiale avvistato nella boscaglia, ha raggiunto e ucciso in pieno petto Daniele Barolo, 46 anni, agricoltore e padre di due figlie. L’incidente si è verificato intorno alle dieci del mattino. Quando i volontari del 118 sono arrivati insieme ai carabinieri, per l’uomo non c’era più nulla da fare. La salma è stata portata al cimitero di Carrù, a disposizione dell’autorità giudiziaria. L’arma è stata sequestrata e i militari stanno conducendo i rilievi investigativi per chiarire ogni dettaglio. Barolo risiedeva a Rocca de’ Baldi, in frazione Carleveri, e la notizia della sua morte ha sconvolto la piccola comunità.

Un secondo incidente è stato registrato nel Napoletano. Un uomo di 39 anni, residente a Vico Equense, si è presentato al pronto soccorso dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia con ferite al volto causate da pallini da caccia. Le lesioni, giudicate guaribili in dieci giorni, sarebbero state provocate da una fucilata esplosa nelle campagne durante una battuta. Anche in questo caso i carabinieri locali stanno indagando per ricostruire la dinamica.

Non si è fatta attendere la reazione del mondo animalista. La presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, Michela Vittoria Brambilla, ha commentato con toni durissimi: «Primo giorno, primo morto. Comincia nel peggiore dei modi la stagione di caccia, pratica assurda, crudele, anacronistica e pericolosa. Un’attività che nel 2025 potrebbe forse avere ancora un senso come mezzo di sussistenza per i pochissimi popoli rimasti all’età della pietra. Qui dovremmo avere il coraggio di abolirla. Costerà la vita a milioni e milioni di animali e, lo dicono le statistiche sugli incidenti, a un certo numero di persone, cacciatori o semplici frequentatori delle campagne e dei boschi. Spara e spara, non c’è da stupirsi se alla fine si sparano tra di loro».

Michela Vittoria Brambilla

Due episodi in poche ore che riaprono, con drammatica evidenza, il dibattito sulla sicurezza e sulla stessa esistenza della caccia in Italia, tra chi la difende come tradizione e chi la considera una pratica ormai fuori dal tempo.

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