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tragedia nel vallone di San Bernolfo: cercatrice di funghi precipita e muore a 1.635 metri

Cade in un canalone a San Bernolfo mentre cerca funghi: muore 60enne di Cavallermaggiore, soccorsi mobilitati e 118 notturno

tragedia nel vallone di San Bernolfo: cercatrice di funghi precipita e muore a 1.635 metri

Elisoccorso

Il silenzio della sera in alta valle Stura si è spezzato sabato 20 settembre quando, poco dopo le 22, le pale di un elicottero del 118 abilitato al volo notturno hanno illuminato il vallone di San Bernolfo, sopra Vinadio. La loro corsa contro il tempo non è bastata a salvare la vita di una donna di 60 anni, residente a Cavallermaggiore, precipitata lungo un ripido versante di un canalone a 1.635 metri di quota.

La sessantenne si trovava nella zona per cercare funghi insieme al cognato. Quando non l’ha vista rientrare, l’uomo ha dato immediatamente l’allarme. Le ricerche, scattate in serata, hanno portato le squadre a perlustrare canaloni e pendii del vallone. Bessone è stata individuata in un canalone laterale: al momento del ritrovamento era cosciente, ma le ferite riportate nella caduta si sarebbero rivelate fatali nel giro di poco.

Sul posto sono intervenuti il Soccorso alpino piemontese, i vigili del fuoco – con il nucleo Saf (speleologico, alpino, fluviale) – e la guardia di finanza. Il coordinamento ha consentito di raggiungere rapidamente la donna e di richiedere l’intervento dell’elicottero del 118 poco dopo le 22, sfruttando la capacità di operare in notturna. Nonostante gli sforzi congiunti, la sessantenne è deceduta in breve tempo a causa delle gravi lesioni.

Il teatro dell’incidente è il vallone di San Bernolfo, un’area montana sopra Vinadio, nel Cuneese, dove il terreno si fa insidioso tra canaloni e versanti ripidi. La dinamica emersa – una caduta in un tratto impervio durante la ricerca di funghi – ricorda quanto anche attività apparentemente tranquille possano cambiare volto su terreni tecnici e in condizioni serali. Da questo caso emerge con chiarezza il valore della tempestività dell’allarme e dell’efficienza dei soccorsi, che hanno messo in campo risorse terrestri e aeree in poche ore. Ma resta la fragilità di chi affronta ambienti montani complessi: bastano pochi passi in un punto esposto perché l’imprevisto diventi tragedia.

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