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Cronaca
17 Settembre 2025 - 14:47
Corteo per Gaza degenera a Torino: assalto al Carrefour di via Madama Cristina
Doveva essere una manifestazione a sostegno della popolazione di Gaza, si è trasformata nell’ennesimo episodio di protesta diretta contro la catena francese Carrefour, accusata da tempo di legami con Israele. Nella serata di martedì 16 settembre, al termine di un corteo partito da piazza Castello a Torino, centinaia di persone hanno raggiunto il punto vendita Carrefour di via Madama Cristina, aperto 24 ore su 24. Qui un gruppo di manifestanti ha divelto la saracinesca ed è riuscito a forzare l’ingresso, applicando adesivi gialli alle vetrate con la scritta “Palestine will be free” e danneggiando parte delle strutture.
Le forze dell’ordine, presenti lungo il percorso, sono state chiamate a contenere le tensioni, ma il blitz contro il supermercato è andato a segno, sotto lo sguardo di molti presenti. Non è la prima volta che Carrefour finisce nel mirino: già nei mesi scorsi, in diverse città italiane ed europee, le azioni del movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) hanno preso di mira i punti vendita del colosso francese, considerato un “facilitatore” delle politiche israeliane.
Le accuse contro l’azienda non sono recenti. Nel 2022 Carrefour ha siglato un accordo con l’israeliana Electra Consumer Products e la sua controllata Yenot Bitan, trasformando cinquanta supermercati locali in filiali Carrefour e consentendo la produzione e commercializzazione di merci a marchio francese all’interno degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, giudicati illegali dal diritto internazionale. Alcuni di questi punti vendita si trovano proprio in città-colonie come Ariel e Ma’ale Adumim, mentre altri due sorgono a Modi’in-Maccabim-Re’ut.
Le collaborazioni si sono estese anche alle startup israeliane: tra queste Vulcan, specializzata in sicurezza informatica, e AI21Labs, impegnata nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Tecnologie cruciali che, denunciano gli attivisti, sarebbero state utilizzate anche per il controllo e la repressione della popolazione palestinese. A questo si aggiunge il sostegno diretto fornito dall’azienda all’esercito israeliano, con forniture di generi alimentari durante l’assedio di Gaza.
La catena di supermercati ha pagato conseguenze anche sul piano commerciale. Nel 2024 Carrefour ha annunciato la chiusura dei suoi punti vendita in Oman e in Giordania, dopo le campagne di boicottaggio che hanno ridotto significativamente utili e clientela. Secondo i dati diffusi dalla stessa società, nei primi sei mesi del 2024 i profitti erano calati del 47% rispetto all’anno precedente.
Per il movimento BDS, il gesto di Torino si inserisce in una strategia globale: colpire le aziende simbolo che traggono profitto dal sistema di occupazione israeliano. La campagna, nata sul modello delle mobilitazioni anti-apartheid sudafricane, punta a “colpire le radici economiche del genocidio” e invita i consumatori a compiere scelte consapevoli, rifiutando di finanziare marchi accusati di complicità.
L’assalto di via Madama Cristina dimostra come la protesta per Gaza stia assumendo forme sempre più radicali, mirando non solo a sensibilizzare l’opinione pubblica ma anche a infliggere danni materiali a chi è percepito come complice. Resta da capire come reagirà l’azienda, già sotto pressione per le contestazioni internazionali, e quali saranno le conseguenze politiche e giudiziarie di un episodio che ha trasformato un corteo di solidarietà in un’azione diretta contro un simbolo della grande distribuzione.
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