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Cronaca

Violenza di gruppo sulla spiaggia di Stresa, la Procura chiede otto anni per i quattro imputati

Tre uomini e una donna accusati di aver abusato di una 19enne in condizioni di inferiorità

Violenza sulle donne

Violenza sulle donne (foto di repertorio)

Otto anni di carcere ciascuno: è questa la condanna chiesta dalla Procura di Verbania per i quattro imputati a processo con l’accusa di violenza sessuale di gruppo. Il fatto risale alla notte tra il 24 e il 25 giugno 2022, quando una ragazza di 19 anni denunciò di essere stata abusata su una spiaggia di Stresa, sul lago Maggiore, da un gruppo di conoscenti con i quali aveva trascorso la serata.

Il processo, che si celebra con rito abbreviato davanti al giudice Mauro D’Urso, è entrato nella fase finale. In aula, il sostituto procuratore Fabrizio Argentieri ha ricostruito i contorni della vicenda, chiedendo pene severe per tutti e quattro gli imputati: tre uomini – che all’epoca avevano 19, 34 e 36 anni – e una donna di 31 anni, tutti di origini centro e sudamericane. La Procura contesta loro di aver approfittato delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della giovane, rese ancora più marcate dall’abuso di alcol consumato durante la serata.

Secondo quanto emerso nelle indagini, la ragazza conobbe gli imputati in un pub della zona e trascorse con loro diverse ore, tra bevute e chiacchiere. Poi il gruppo si spostò sulla spiaggia, un luogo isolato, lontano dal centro di Stresa. È lì che, secondo l’accusa, sarebbe avvenuta la violenza di gruppo: approfittando del suo stato di vulnerabilità, i quattro avrebbero abusato della diciannovenne.

Nei primi giorni di luglio 2022, la giovane trovò il coraggio di denunciare tutto ai Carabinieri, raccontando nei dettagli quella notte. La sua testimonianza ha costituito il cuore dell’inchiesta, sostenuta da riscontri investigativi e dalle analisi disposte durante la fase preliminare.

Gli imputati, dal canto loro, hanno sempre negato ogni addebito. Nelle dichiarazioni rese attraverso i propri legali, i tre uomini e la donna hanno chiesto l’assoluzione, sostenendo che non ci sarebbe stata alcuna costrizione e che i rapporti sarebbero avvenuti in un contesto diverso da quello descritto dall’accusa. Una linea difensiva che punta a smontare la ricostruzione della Procura, insistendo sulla mancanza di prove schiaccianti oltre alla parola della vittima.

Il dibattimento, condotto con rito abbreviato – che prevede lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna – è stato caratterizzato da scontri serrati tra accusa e difesa. Per il pubblico ministero Argentieri, la condotta contestata ai quattro imputati è chiaramente riconducibile al reato di violenza sessuale di gruppo, in quanto la ragazza si trovava in una condizione di incapacità di opporsi e l’azione fu commessa con la partecipazione attiva di più persone.

Il giudice D’Urso ha rinviato al 30 settembre per le repliche delle difese e la lettura della sentenza. Una data che potrebbe chiudere il primo capitolo giudiziario di un caso che, fin dall’inizio, ha suscitato indignazione e sgomento.

L’episodio di Stresa si inserisce in una serie di vicende che negli ultimi anni hanno riportato al centro del dibattito pubblico il tema della violenza sessuale di gruppo, in particolare in contesti di divertimento notturno e abuso di alcol, dove il confine tra consenso e sopraffazione diventa cruciale per la valutazione giudiziaria. In questo caso, sarà il tribunale a stabilire se le condotte degli imputati abbiano travalicato quel confine in modo irreparabile, trasformando una serata di svago in una notte di violenza.

Per la giovane vittima, che ha trovato la forza di denunciare e affrontare un processo lungo e doloroso, l’attesa della sentenza rappresenta un passaggio carico di significati. Per gli imputati, invece, sarà il momento in cui le loro versioni verranno definitivamente misurate con le prove e con le richieste pesanti formulate dalla Procura.

In un’aula giudiziaria sospesa tra accuse e negazioni, il prossimo 30 settembre si deciderà se calerà il sipario su una delle vicende più gravi e delicate accadute sulle rive del lago Maggiore negli ultimi anni.

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