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Cronaca
16 Settembre 2025 - 15:57
Torino, amniocentesi finisce in tragedia: a processo i medici per la morte di due gemelli
Un esame che avrebbe dovuto fugare ogni dubbio ha trasformato la speranza in dolore: la tragedia di due gemelli nati senza vita è al centro di un processo che scuote la comunità medica torinese, interrogando il confine tra rischio clinico e responsabilità dei professionisti. L’11 gennaio 2019, una donna che aveva concepito i feti tramite procreazione medicalmente assistita si è sottoposta a un’amniocentesi per escludere patologie genetiche, eseguita senza anestesia nel centro dove lavora il padre della sua ginecologa. Pochi giorni dopo è comparsa la febbre, ma nessuna terapia antibiotica è stata prescritta; il dolore è cresciuto fino a sfociare nel parto, durante il quale i due feti sono nati morti. Gli esami hanno evidenziato un’infezione da stafilococco.
Il sostituto procuratore Giorgio Nicola, nella requisitoria del 15 settembre davanti al tribunale di Torino, ha chiesto quattro mesi di reclusione per il ginecologo imputato, ritenendo responsabile la condotta dell’esame invasivo. La figlia, anch’essa ginecologa, rischia invece l’assoluzione per la presunta mancata somministrazione tempestiva di antibiotici, per la quale il pm ha sottolineato l’impossibilità di accertare un nesso causale con la perdita dei gemelli. La sentenza è attesa in autunno, quando il collegio giudicante presieduto dalla giudice Alessandra Danieli dovrà valutare se le prove superino ogni ragionevole dubbio.
La testimonianza della paziente, assistita dall’avvocato Fulvio Rosari, ha ricostruito il legame professionale e di fiducia con la propria ginecologa, nonché le circostanze dell’amniocentesi. L’esame, effettuato senza anestesia, è stato seguito da febbre e sintomi dolorosi che hanno condotto all’ospedalizzazione e al tragico esito. Le perizie tecniche, ascoltate in aula, sostengono l’esistenza di un nesso tra infezione e procedura, con l’accusa che ha affermato: “Qualsiasi altra genesi per l’infezione è impossibile”.
La difesa, composta dagli avvocati Luigi Giorno, Franco Camerino e Antonio Gilestro, si muove nel solco della presunzione di innocenza, evidenziando come il quadro processuale debba essere valutato con attenzione rispetto a responsabilità e colpa. Il caso tocca punti estremamente sensibili: oltre all’ipotesi di negligenza, emerge un tema più ampio di sicurezza delle procedure invasive in gravidanza, tempestività delle terapie antibiotiche in caso di sintomi post-esame e rigorosa osservanza delle misure igieniche in sala.
L’attenzione pubblica è alta anche per le implicazioni pratiche: ogni tragedia del genere solleva interrogativi su protocolli, formazione e fiducia tra medico e paziente, soprattutto quando in gioco ci sono vite nascenti e decisioni complesse. Il processo diventa così un momento di riflessione su come ridurre al minimo i rischi inevitabili, trasformando il dolore in apprendimento e prevenzione futura.
Dopo la requisitoria, il procedimento entra nella fase conclusiva: la decisione del tribunale di Torino determinerà la responsabilità penale dei due medici e chiarirà se vi sia stata condotta colposa nella gestione della gravidanza. Fino ad allora, la comunità medica e civile resta in attesa, consapevole che casi come questo spingono a una riflessione profonda sul delicato equilibrio tra medicina, etica e giustizia.
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