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Cronaca

Escursionista torinese trovato senza vita in alta valle Stura: è l’ottava vittima dell’estate sulle montagne cuneesi

Il corpo del 61enne individuato tra le cime Ciastella e Lausa Bruna dopo ore di ricerche, una scivolata fatale riapre il dibattito sulla sicurezza in montagna

Escursionista torinese

Escursionista torinese trovato senza vita in alta valle Stura: è l’ottava vittima dell’estate sulle montagne cuneesi (foto archivio)

Si è conclusa nel modo più tragico la scomparsa dell’escursionista torinese di 61 anni dato per disperso da domenica sera in alta valle Stura. Il suo corpo è stato ritrovato nella notte tra domenica 14 e lunedì 15 settembre in una zona particolarmente impervia, tra le cime Ciastella e Lausa Bruna, sopra Vinadio. La notizia ha scosso una comunità abituata a vivere la montagna come parte del quotidiano, ma che negli ultimi mesi sta facendo i conti con un bilancio di incidenti sempre più pesante: con questo caso, le vittime sulle Alpi cuneesi nell’estate 2025 salgono a otto.

L’allarme era stato lanciato nella serata di domenica, quando la moglie, non vedendolo rientrare, ha contattato i soccorsi. Subito dopo le 22 erano partite le squadre del Soccorso alpino e speleologico piemontese, affiancate dai Vigili del fuoco con i nuclei UCL, SAF e TAS, e dal Soccorso alpino della Guardia di finanza. La sua auto è stata individuata in località Baraccone di Sant’Anna di Vinadio, primo indizio utile per restringere l’area delle ricerche. Fondamentale si è rivelato il segnale di un’applicazione digitale, che ha permesso di orientare gli operatori verso la zona giusta.

Dopo ore di ricerca in un territorio difficile, la svolta è arrivata nella notte: l’escursionista è stato trovato ormai privo di vita. Secondo le prime verifiche, sarebbe scivolato in un tratto particolarmente esposto, riportando ferite letali sul colpo. All’alba di lunedì l’elicottero Drago 66 dei Vigili del fuoco di Torino ha provveduto al recupero della salma, poi trasferita a Vinadio.

La tragedia conferma ancora una volta quanto la montagna resti un ambiente che non fa sconti. La vittima era un conoscitore dei sentieri, ma in quota basta un passo falso per trasformare un’escursione in un dramma. Anche la tecnologia, pur preziosa nel supportare le ricerche, non elimina il rischio: applicazioni e dispositivi possono facilitare i soccorsi, ma restano secondari rispetto a fattori come la scelta del percorso, l’attrezzatura adeguata, la valutazione delle condizioni meteo e la gestione delle energie fisiche.

Con otto vittime in una sola estate, le Alpi cuneesi consegnano un bilancio che non può essere considerato solo una sequenza di fatalità. La concentrazione di incidenti in alta valle Stura e nelle altre vallate della provincia accende un campanello d’allarme sulla necessità di rafforzare la cultura della prudenza in montagna. Sentieri che sembrano familiari possono nascondere insidie improvvise, soprattutto nei tratti isolati e impervi, dove un infortunio diventa rapidamente irreversibile.

Mentre la famiglia e la comunità di Vinadio piangono l’uomo scomparso, resta l’urgenza di una riflessione più ampia: ogni tragedia in quota è un monito collettivo a non sottovalutare la montagna, ad affrontarla con rispetto e con la consapevolezza che l’esperienza, da sola, non basta.

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