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Cronaca

19enne denuncia abusi di gruppo: cinque ragazzi pugliesi indagati per violenza sessuale aggravata

La giovane ha sporto denuncia a Treviso, la procura indaga e analizza i cellulari per chiarire la dinamica dei fatti

19enne denuncia abusi

19enne denuncia abusi di gruppo: cinque ragazzi pugliesi indagati per violenza sessuale aggravata

Una vacanza all’estero si è trasformata in un caso giudiziario di enorme delicatezza. Cinque ragazzi, quattro originari di Brindisi e uno del Leccese, di età compresa tra i 17 e i 19 anni, sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di violenza sessuale aggravata di gruppo. La denuncia è stata presentata da una 19enne presso una stazione dei carabinieri in provincia di Treviso, al rientro dal suo soggiorno a Malta, dove i fatti contestati si sarebbero verificati alcune settimane fa.

Secondo quanto dichiarato dalla giovane, il gruppo di ragazzi pugliesi sarebbe stato conosciuto durante le serate trascorse sull’isola. Dopo aver passato del tempo insieme in alcuni locali, la comitiva avrebbe invitato la ragazza nel loro appartamento. È in quel contesto che la 19enne sostiene di aver subito abusi sessuali, consumati – a suo dire – contro la sua volontà. Un aspetto che rende il quadro ancora più inquietante è la circostanza, riportata nella denuncia, che la presunta violenza sarebbe stata ripresa con il cellulare da uno degli indagati.

I cinque giovani respingono con decisione tutte le accuse, sostenendo una versione opposta dei fatti. La loro linea difensiva punta a negare qualsiasi condotta costrittiva e a ridimensionare il racconto della ragazza. Ma la verità giudiziaria dovrà emergere dai riscontri tecnici e dalle testimonianze raccolte dagli inquirenti.

La procura ha disposto il sequestro dei telefoni cellulari sia dei ragazzi sia della giovane denunciante. Su questi dispositivi si concentra una parte cruciale delle indagini: i tecnici stanno verificando la presenza di immagini, video, chat o altri elementi che possano confermare o smentire la versione fornita. Un compito delicato che richiede tempo e precisione, dato che proprio le prove digitali potrebbero rappresentare il tassello decisivo per la ricostruzione della vicenda.

Il reato contestato – violenza sessuale di gruppo – è tra i più gravi previsti dal codice penale, con pene severe, aggravate ulteriormente dal coinvolgimento di più persone. La giovanissima età degli indagati e la gravità delle accuse pongono la vicenda sotto i riflettori, accendendo un dibattito che tocca non solo il piano giudiziario, ma anche quello sociale e culturale.

Questo caso si inserisce in una serie di episodi che negli ultimi anni hanno riportato al centro dell’opinione pubblica il tema delle violenze sessuali di gruppo, spesso legate a contesti di divertimento notturno, vacanze o consumo di alcolici. Situazioni che, da occasione di socialità, si trasformano in scenari di sopraffazione. La denuncia della ragazza di Treviso, in questo senso, rappresenta l’ennesimo campanello d’allarme.

Resta fondamentale, in questa fase, il lavoro della magistratura per verificare con rigore le dichiarazioni e distinguere tra accusa e difesa, senza cedere a semplificazioni o processi sommari. La delicatezza del caso, infatti, richiede prudenza e rispetto per tutte le parti coinvolte, a partire dalla presunta vittima, che ha avuto la forza di presentarsi ai carabinieri per denunciare quanto accaduto.

Parallelamente, l’indagine dovrà accertare se l’eventuale video esista realmente e, in caso affermativo, come sia stato utilizzato. Un’eventuale diffusione di immagini senza consenso configurerebbe ulteriori ipotesi di reato.

La vicenda di Malta mette in evidenza ancora una volta quanto la dimensione digitale sia diventata centrale nelle inchieste legate alle violenze sessuali. Chat, messaggi, foto e filmati non solo documentano abusi, ma rischiano di trasformarli in strumenti di ricatto e ulteriore umiliazione.

Per i cinque ragazzi pugliesi, il futuro giudiziario dipenderà dall’esito degli accertamenti tecnici e dalle valutazioni della procura. Per la giovane denunciante, invece, inizia un percorso complesso di attesa e, probabilmente, di confronto in aula.

In attesa di sviluppi, il caso resta aperto e delicato, specchio di una società in cui la violenza di genere continua a rappresentare una ferita difficile da rimarginare, anche quando si manifesta lontano dai confini nazionali, in contesti apparentemente spensierati come una vacanza.

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