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29 Agosto 2025 - 09:03
Tartarughe abbandonate in un sacco dell’immondizia a Collegno: indaga la Forestale
Un sacchetto abbandonato tra i rifiuti, in zona discarica a Collegno, ha rivelato un caso di crudeltà che lascia sgomenti. All’interno, il 27 agosto 2025, sono state trovate due Testudo graeca, una coppia di tartarughe di terra – maschio e femmina – entrambe con carapace e unghie in pessime condizioni. Una scena che difficilmente può essere ricondotta a un semplice smarrimento: più probabile, spiegano i volontari che hanno recuperato gli animali, si tratta di un abbandono deliberato.
In Italia, l’abbandono di animali non è solo un atto moralmente inaccettabile, ma un reato penale. L’articolo 727 del Codice Penale punisce chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività con l’arresto fino a un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Non solo: l’articolo 544-ter prevede pene anche più gravi per chi maltratta animali, cagionando loro sofferenze o lesioni. Nel caso di Collegno, le condizioni precarie in cui versavano le due tartarughe potrebbero configurare entrambe le fattispecie.
C’è un altro aspetto che aggrava la vicenda. La Testudo graeca è una specie protetta a livello internazionale: inserita nell’Appendice II della Convenzione di Washington (CITES) e nella normativa comunitaria, la sua detenzione è consentita solo se accompagnata da regolare certificazione di origine e da microchip identificativo. In assenza di questi requisiti, chi possiede esemplari rischia sanzioni amministrative e penali, che possono andare da multe salate alla confisca degli animali. La normativa mira a contrastare il commercio illegale, che alimenta traffici lucrosi ma devastanti per le popolazioni selvatiche.
Le autorità competenti – con ogni probabilità la Forestale e l’ufficio CITES del Ministero dell’Ambiente – dovranno verificare se le due tartarughe fossero regolarmente denunciate e in regola con le disposizioni. L’abbandono dentro un sacco dei rifiuti, tuttavia, lascia pochi dubbi: chi le deteneva voleva disfarsene.
Conosciuta comunemente come tartaruga greca o tartaruga di terra mediterranea, la Testudo graeca è diffusa in Nord Africa, Medio Oriente e in alcune aree del Mediterraneo meridionale. È una delle specie più longeve: può vivere anche 50-60 anni, con casi documentati di esemplari centenari. Vive in ambienti secchi, tra cespuglieti e pascoli, nutrendosi di erbe e vegetali.
È facilmente distinguibile per il carapace convesso e la tipica macchia scura sul piastrone, vicino alla coda. Una caratteristica che la differenzia dalla Testudo hermanni, la specie autoctona più diffusa in Italia. Negli ultimi decenni, però, la Testudo graeca è diventata oggetto di un intenso commercio illegale, spesso a scopo amatoriale. Molti esemplari vengono prelevati dal loro habitat naturale o allevati senza autorizzazioni, alimentando un mercato sommerso che contribuisce a ridurre drasticamente le popolazioni selvatiche.
Il ritrovamento di Collegno è l’ennesima conferma di quanto gli animali esotici e protetti vengano spesso trattati come oggetti da smaltire, anziché come esseri viventi. Tartarughe, iguane, serpenti e altri rettili vengono acquistati senza consapevolezza, ignorando le cure necessarie e i vincoli legali. Quando diventano “scomodi” da gestire, finiscono vittime di abbandoni crudeli.
Gli operatori intervenuti a Collegno hanno affidato i due esemplari a strutture autorizzate, dove riceveranno cure veterinarie adeguate e una valutazione sul loro stato di salute. Resta aperta l’indagine per risalire ai responsabili: non solo per punire un gesto grave, ma per lanciare un messaggio chiaro.
Il caso solleva un tema più ampio: quello della responsabilità nella detenzione di animali esotici. Prima di acquistare una tartaruga o qualsiasi specie non domestica, è necessario informarsi su regole, obblighi e cure. La passione per gli animali non può trasformarsi in superficialità o crudeltà.
Il messaggio è semplice: gli animali non si buttano. Sono esseri viventi, titolari di diritti riconosciuti dall’ordinamento. Trattarli come rifiuti significa infliggere sofferenza e commettere un reato.
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