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Attualià
28 Agosto 2025 - 07:00
Una storia di amore per gli animali, di passione per la terra e di desiderio di costruire un futuro autentico per i propri figli. È questo il filo che unisce il lavoro quotidiano di Elisa Troglia Gamba e di suo marito Diego Airale alle Grange di Nole, dove la loro azienda agricola è diventata agriturismo e punto vendita sotto un nome evocativo: “L’Arte del Latte”.
Questo articolo nasce da un servizio realizzato da Coldiretti, che ha raccontato l’esperienza della giovane coppia come esempio virtuoso di impresa familiare e innovazione nel segno della tradizione.
Un percorso che ha radici profonde. Elisa racconta che quel sogno la accompagna sin da bambina: “Nei miei desideri c’è sempre stato quello di crescere i miei bimbi in natura, a contatto con gli animali, proprio come sono cresciuta io”. E aggiunge: “Tra le mie fortune più grandi c’è stata quella di incontrare Diego, che ha creduto in me e mi ha supportata in questo progetto di famiglia”.
La scelta di aprire un punto vendita è nata da una riflessione concreta: “Mi sono chiesta: ma i bambini di Grange, oggi, dove vanno a fare merenda? Negli anni ’90 noi prendevamo la bicicletta e avevamo tanti posti dove comprare una fetta di torta o un gelato. Oggi non c’era più nulla. Allora ho pensato: la materia prima buona ce l’abbiamo, impariamo a fare il gelato”.
Così è iniziata una nuova avventura, che non è passata dai banchi di scuola, ma dall’incontro con un anziano di Caselle, ultra novantenne, che un tempo gestiva una latteria. È stato lui a insegnare i segreti dei primi gusti: fior di latte, crema, cioccolato e fragola. Da lì, un percorso di crescita che ha portato a perfezionare ricette e tecniche, sempre con un obiettivo chiaro: la qualità delle materie prime.
La giornata inizia all’alba: mungitura, trasformazione del latte, produzione di formaggi e gelati, punto vendita. Un lavoro che Elisa e Diego si dividono, sempre insieme. “I compiti ce li suddividiamo in modo che tutti facciano un po’ tutto. Ci supportiamo a vicenda” spiegano.
Diego ricorda il suo passato da muratore e artigiano: “Prima di conoscere Elisa facevo il muratore. Aiutandola in questo desiderio ho scoperto un mestiere bellissimo, che era anche quello dei miei nonni. Loro erano Margari e portavano le mucche in montagna. Io l’ho vissuto da piccolo e oggi cerco di portarlo avanti in un modo diverso: trasformando il latte qui in pianura e vendendolo direttamente”.
Il cuore del progetto è il gelato, simbolo di freschezza e genuinità. “Il segreto è partire dal latte appena munto. Lo uniamo alla panna, che scremiamo dal nostro stesso latte, e al miele di acacia raccolto nel bosco qui davanti a casa. Poi la miscela viene pastorizzata, mantecata e portata a temperatura. Così nasce il nostro fior di latte”.
Non è un gelato qualunque, ma un prodotto che racconta il territorio e una filosofia. Il miele di acacia, oltre a essere naturale, ha un alto potere anticongelante e diventa il dolcificante ideale. Il risultato è un dolce cremoso, sicuro per tutti, dai bambini agli adulti, persino per chi ha problemi di salute.
Il lavoro non si ferma in laboratorio. I bambini della famiglia crescono respirando l’aria della stalla e dei campi: vanno a scuola al mattino, tornano il pomeriggio e ritrovano mamma e papà al punto vendita, tra clienti e vaschette di gelato appena uscito dal mantecatore. È un esempio di impresa familiare che unisce generazioni, passioni e fatica quotidiana.
“Il nostro segreto è semplice: partire dal latte crudo e da materie prime genuine. Vogliamo dare alle famiglie un prodotto che sa di casa, di natura e di tradizione” sottolineano.
L’Arte del Latte non è solo un’attività economica, ma un progetto di vita. Un luogo che restituisce senso a una frazione dove il tempo sembrava aver cancellato i punti di incontro. Un agriturismo che non si limita a vendere latte e gelati, ma che offre identità, continuità e futuro.
E mentre Elisa sorride pensando a come tutto è cominciato, Diego conferma: “È un lavoro duro, ma è la nostra scelta. Ed è la scelta più bella che potessimo fare”.
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