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Cronaca
18 Agosto 2025 - 12:19
Giovane alpinista di Ciriè muore sul Monviso
32 anni tra cielo e pietra, spezzati all’alba di oggi tra roccia e nebbia. Un giovane alpinista residente a Borgiallo, con esperienza e attrezzatura adeguata, è stato trovato senza vita questa mattina all’interno del temuto Couloir del Porco, sul versante francese del Monviso. L'uomo era uscito ieri per affrontare in solitaria la Cresta Berhault, l’impegnativa traversata che parte dal Colle delle Traversette e si snoda fino alla cima del Re di Pietra, in condizioni ambientali dove non basta saper salire: serve essere padroni della montagna.
Aveva mantenuto i contatti con il padre fino alle 16.00 di ieri, poi silenzio. L’ultimo segnale GPS è arrivato verso le 3:30 del mattino, nell’area in cui oggi la sua vita si è interrotta. Le operazioni di soccorso, coordinate da Soccorso Alpino Piemontese, Vigili del Fuoco, con l’elicottero Drago e la Gendarmerie di Briançon, hanno permesso di recuperare il corpo solo all’alba, stabilendo il tragico epilogo di una passione estrema e solitaria.
La tragedia non si è limitata al Monviso. Poche ore prima, in Val Varaita, sul Monte Pence, un escursionista di 61 anni ha perso la vita durante la discesa, precipitando in un tratto esposto e impervio. Il soccorso ha operato rapidamente: l’eliambulanza ha salvato la compagna, bloccata in una posizione pericolosa. Ma la disgrazia si è consumata inesorabile, con la Guardia di Finanza che ha coordinato il recupero del corpo.
La catena alpina piemontese vive una stagione di dolore. Oltre alla tragedia del Monte Bianco, un masso ha colpito un alpinista sulla Cresta Est del Monviso, causando una frattura e un recupero in condizioni proibitive che solo con l’intervento notturno di un elicottero si è concluso con l'evacuazione. In Val Po, un giovane ha perso la vita nella discesa dal colle delle Traversette. Quattro casi in meno di ventiquattro ore confermano l’estrema severità di queste montagne.
La Cresta Berhault, anche detta Patrile–Tranchero, è una delle vie alpinistiche più lunghe e tecniche del Monviso. Lunga circa 6 km, parte dal Colle delle Traversette e arriva fino alla vetta, con un dislivello di circa 2.000 metri in salita e 1.100 in discesa. La prima traversata fu compiuta nel 1968 da due guide storiche, Livio Patrile ed Hervè Tranchero, in cinque giorni con bivacchi sulla cresta nord della Gastaldi e alle Cadreghe del Viso. Alcuni anni dopo, il giovane Riki Maero completò la traversata in solitaria in appena 8 ore, mentre nel gennaio 2001 la realizzò in inverno Patrick Berhault, leggenda viva dell’alpinismo moderno.
La cresta attraversa ambienti altissimi, panorami vertiginosi, passaggi esposti come le Rocce Fourioun, Punta Venezia e il Colle del Porco, prima di entrare nel Couloir du Porc, un canale ripido e detritico dove basta un passo falso. Il sentiero richiede abilità, prudenza, allenamento e non ammette distrazioni: le condizioni cambiano in fretta, il tempo è imprevedibile e il margine di errore praticamente inesistente.
Oggi, questo itinerario è meta di alpinisti ambiziosi: affascina per il suo ambiente sospeso tra Italia e Francia, permettendo un’esposizione unica tra valli e creste, tra Pianura Padana e cielo delle Alpi Occidentali. Ma alla bellezza si accompagna un prezzo alto: il rischio.
Questi due lutti dovrebbero essere richiamo per ripensare l’approccio alla montagna, soprattutto per chi la affronta in solitaria. Non basta l’esperienza: serve una cultura della prevenzione, un rispetto rigoroso delle condizioni, una valutazione lucida dei propri limiti. Le montagne di oggi, con permafrost instabile e tratti friabili, richiedono umiltà, preparazione, possibilità di rinuncia.
La tragedia del giovane di Borgiallo, dotato di GPS e in contatto, ma incastrato nella notte, dice che la tecnologia può aiutare, ma non salva. Serve anche allenamento mentale, lettura della roccia, capacità di bivacco, consapevolezza dei tempi, e autocontrollo.
Due storie in bilico tra bravura e fatalità. La montagna è una grande maestra: regala silenzi e panorami ma non perdona. L’alpinismo è uno stato dell’anima, un confronto in alta quota, che paga con il margine e con la vita. Le Creste del Monviso, con tutto il loro fascino, oggi ci ricordano che la saggezza è più preziosa del coraggio. Falle nel cuore dell’uomo.
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