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Cronaca

Precipita sul ghiacciaio mentre scala il Wilerhorn: muore alpinista in cordata

Incidente a 3.150 metri verso il Wilerhorn, inutili i soccorsi in elicottero

Precipita sul ghiacciaio

Precipita sul ghiacciaio mentre scala il Wilerhorn: muore alpinista in cordata

C’era una corda, un rifugio lasciato alle spalle e una vetta da raggiungere. Ma ieri, a 3.150 metri sul ghiacciaio del Bietsch, nel cuore delle Alpi bernesi, una caduta ha spezzato una vita. Un alpinista è morto durante l’ascesa al Wilerhorn, una cima severa e poco frequentata del Canton Vallese, mentre era legato a due compagni. Una cordata di tre persone, un obiettivo condiviso, un volo che ha rotto l’equilibrio sottile tra uomo e montagna. Non si conosce ancora l’identità della vittima.

La tragedia si è consumata in un ambiente che non fa sconti: il ghiacciaio del Bietsch, con i suoi crepacci profondi, i pendii esposti e la neve che muta sotto i piedi, è un banco di prova per alpinisti esperti. Da lì parte la via normale per il Wilerhorn, una montagna che si erge isolata, lontana dai circuiti turistici, immersa in un contesto naturale tanto affascinante quanto esigente. I tre alpinisti avevano lasciato il rifugio del Bietschhorn, punto d’appoggio classico per chi affronta l’alta quota in questa zona, e stavano procedendo legati, come impone la regola non scritta dell’andar sicuri sul ghiaccio.

Poi qualcosa è andato storto. L’allarme è scattato in fretta, e un elicottero del soccorso alpino svizzero ha raggiunto la zona. Ma quando i tecnici sono atterrati, per uno dei tre non c’era più nulla da fare. Il corpo è stato recuperato, gli altri due compagni sono stati accompagnati a valle e presi in carico dagli operatori, provati dall’accaduto ma incolumi.

I dettagli della caduta non sono stati resi noti. Nessuna comunicazione, per ora, sull’eventuale rottura della corda, su un errore di progressione o su un cedimento del manto nevoso. La polizia cantonale ha fornito solo gli elementi minimi: il luogo preciso, la quota dell’incidente, l’itinerario previsto e la composizione della cordata. Le indagini continueranno nei prossimi giorni per fare luce sull’esatta dinamica.

Questa morte, come ogni altra in montagna, non è un caso isolato. È un monito. L’estate 2025 ha già segnato numerosi incidenti tra Alpi italiane e svizzere, molti dei quali legati a condizioni mutevoli dei ghiacciai, ai rigonfiamenti dei seracchi, al ritiro costante del permafrost. La montagna cambia e pretende più attenzione, anche da chi la conosce.

Salire in cordata significa fidarsi, condividere, sorreggersi a vicenda. Ma la montagna resta una delle ultime frontiere del rischio reale, dove ogni passo deve essere misurato, ogni decisione soppesata, ogni rinuncia valutata. Non è eroismo, è sopravvivenza consapevole. Quando le condizioni virano verso l’incerto, il coraggio sta nel tornare indietro.

Oggi, sul ghiacciaio del Bietsch, resta solo il silenzio. E la domanda sospesa: chi era quell’alpinista senza nome? Mentre la burocrazia si muove e la giustizia accerta, la montagna lo ha già accolto nel suo registro invisibile. Un nome in più da ricordare. Un altro monito inciso nel ghiaccio.

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