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Cronaca

Lite finisce nel sangue a Torino: ucciso con fendenti a collo e addome

Lo hanno lasciato morire sul marciapiede, inutili i soccorsi al Giovanni Bosco. E' caccia all'assassino

Lite finisce nel sangue a Torino: ucciso con fendenti a collo e addome

Foto d'archivio omicidio in strada

Quattro coltellate per chiudere il conto. Addome, torace, collo. Sangue a terra e urla nella notte. Erano da poco passata le 21, lungo Dora Savona, a due passi dal ponte Mosca. Un angolo già noto alla cronaca, dove la legalità si arrende ogni sera ai codici del marciapiede. La vittima è un uomo nigeriano, residente in zona. L’assassino è fuggito nel buio.

Ora è un fantasma che le forze dell'ordine cercano di stanare.

Tutto comincia poco prima, in corso Giulio Cesare, all’altezza del civico 14, davanti a un kebab. Due uomini che urlano, si spintonano, si insultano. Chi abita qui lo sa: è routine. Droghe, debiti, soprusi. Ogni notte lo stesso copione, finché qualcuno non crolla. 

I due si allontanano, ma non smettono di litigare. Si inseguono lungo il corso, sfiorano bar e negozi. Testimoni parlano di corse, altri di minacce. Poi l’epilogo: a pochi passi dal bar Ravera, il coltello esce dalla tasca. E piomba nel corpo dell’altro. Un colpo. Due. Tre. Quattro. Il sangue inonda il marciapiede.

I passanti chiamano i soccorsi. L’ambulanza arriva, lo porta al San Giovanni Bosco. I medici ci provano, ma alle 21.45 il cuore cede. Un lenzuolo bianco. Un altro cadavere sulla mappa della periferia.

La Squadra Mobile sa chi è la vittima. Aveva i documenti. Qualcuno lo ha anche riconosciuto. È uno di quei volti che si vedono spesso nei giri di strada. I testimoni parlano, ricostruiscono. Raccontano un litigio per il controllo dello spaccio. Ancora droga, ancora bande, ancora morte.

Una scena già vista. Come quella del 3 maggio, quando Mamoud Diane, 19 anni, fu accoltellato alla schiena nella stessa zona. Anche lui vittima di una lite legata alla droga. L’assassino? Ancora in fuga.

O come Hamza Moutik, 26 anni, ucciso a pochi civici di distanza, al numero 25. Anche lì si trattava di un regolamento di conti. Un diciassettenne lo accoltellò. Perché? Una storia sporca, intrecciata a sesso e droga. Una ragazza minorenne, una piazza da difendere. E la legge del coltello.

Barriera di Milano e Aurora sono quartieri dimenticati. Dove le firme dei residenti, gli esposti, le denunce, non contano nulla. Qui contano i clan, i giri di droga, i codici della strada. La notte, in queste vie, si muore per una parola di troppo. Per uno sguardo sbagliato. Per un pezzo di marciapiede.

Chi ha ucciso ieri sera è ancora libero. Ma ha lasciato tracce. E ha acceso, ancora una volta, i riflettori su una zona dove lo Stato sembra essersi ritirato. E dove, ormai, i coltelli parlano più delle parole.

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