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Cronaca

La legge del coltello: Torino ostaggio delle bande e dei maranza

Cinque aggressioni in due settimane. Spaccio, regolamenti di conti e silenzi complici: il sangue scorre tra Barriera di Milano, Collegno e le Vallette. L’ultimo ferito colpito alla schiena in via Anglesio.

La legge del coltello: Torino ostaggio delle bande e dei maranza

Foto archivio

Un’altra notte, un’altra coltellata. Torino continua a fare i conti con una spirale di violenza che non accenna a fermarsi. Venerdì sera, poco prima della mezzanotte, nei giardinetti di via Anglesio, nel quartiere Barca, un uomo di 40 anni, di origine marocchina, è stato ferito alla schiena con un’arma da taglio. Un colpo secco, diretto, ma per fortuna non profondo. I sanitari del 118, intervenuti tempestivamente, lo hanno trasportato in codice giallo all’ospedale San Giovanni Bosco, dove i medici gli hanno applicato alcuni punti di sutura. La lama, pur essendo riuscita a colpire, non ha leso organi vitali.

Sul posto, in pochi minuti, sono accorse diverse volanti della polizia, allertate da alcuni residenti spaventati dalle urla nella notte. Gli agenti hanno fermato un uomo, anch’egli di origini marocchine, ma la vittima non ha voluto – o potuto – riconoscerlo. Paura? Omertà? Oppure davvero l’aggressore è ancora libero? Domande aperte, a cui ora dovranno cercare una risposta gli investigatori. L’ipotesi più probabile resta quella di una lite scoppiata per questioni legate al controllo dello spaccio nella zona, un terreno conteso e sempre più pericoloso, dove bande di piccoli boss locali e gruppetti di maranza si contendono ogni metro di giardino.

Quello di via Anglesio è solo l’ultimo tassello di una serie inquietante. È il quinto accoltellamento registrato in appena due settimane nel torinese. Il più grave, e tragico, si è consumato in Barriera di Milano, dove il 19enne Mamoud Diane, originario della Costa d’Avorio, è stato brutalmente pestato e poi ucciso con una coltellata. Lo hanno inseguito in gruppo lungo via Monte Rosa, lo hanno massacrato, e infine colpito a morte. La squadra mobile della polizia è al lavoro per risalire agli aggressori, ma le indagini si scontrano con il muro del silenzio e la paura di chi ha visto ma non parla.

Nella stessa giornata del delitto di Mamoud, a Collegno, un 28enne è finito all’ospedale dopo essere stato ferito da un uomo poi identificato dai carabinieri della Compagnia di Rivoli, ma tuttora irreperibile. Pochi giorni dopo, di nuovo in Barriera di Milano, due episodi distinti in via Martorelli: un cittadino peruviano e un altro uomo, marocchino anche lui, sono stati colpiti da coltellate. In quest’ultimo caso, si sarebbe trattato di una rapina finita male.

foto archviiio

Foto archivio

Il sangue non ha smesso di scorrere. All’alba di sabato scorso, ancora una volta, un ventenne nordafricano è stato aggredito in strada, in via Sansovino, tra Madonna di Campagna e le Vallette. Ferito al gluteo e alla gamba destra. Una “firma” che somiglia più a un messaggio, un avvertimento fra bande per il controllo del territorio. In questa zona, spesso definita “terra di nessuno”, la tensione è palpabile, e lo scontro per la piazza dello spaccio è sempre più esplicito. Le immagini delle telecamere hanno ripreso tutto: l’inseguimento, l’aggressione, il momento dell’accoltellamento.

Una città che si sveglia ogni giorno con un bollettino di guerra. Tra risse, coltellate, regolamenti di conti. E dietro ogni episodio, lo spettro costante della droga e di una criminalità diffusa, sempre più spavalda e difficile da arginare. In strada restano le macchie di sangue. Nei dossier della polizia, intanto, crescono fascicoli e interrogativi. Ma la vera domanda, che rimbalza nei quartieri feriti, è una soltanto: quanto ancora dovrà durare questa mattanza silenziosa?

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