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Cronaca
11 Luglio 2025 - 14:46
Dalla fuga di gas all’omicidio: ecco la verità sul crollo di via Nizza a Torino. Chi è Giovanni Zippo?
"Sì, sono stato io. Mi vergogno." Una frase scarna, pronunciata a mezza voce nel letto sterile dell’ospedale CTO di Torino, ma sufficiente a incrinare definitivamente la linea difensiva di Giovanni Zippo, la guardia giurata di 40 anni accusata di aver fatto esplodere lo stabile di via Nizza 389, provocando la morte di Jacopo Peretti, 33 anni, e il ferimento di cinque persone, tra cui un minore.
Il disastro del 30 giugno, che ha trasformato un condominio in un cumulo di macerie, si è rivelato fin da subito molto più di un incidente domestico. Le indagini lampo della squadra mobile di Torino, coordinate dalla pm Chiara Canepa, hanno presto escluso l’ipotesi iniziale di una fuga di gas accidentale. Gli investigatori hanno trovato tracce di liquido infiammabile, un innesco compatibile con l’origine del rogo e, soprattutto, ricostruito gli accessi ripetuti di Zippo nei giorni precedenti nell’alloggio della sua ex compagna, al quinto piano dello stabile.
Giovanni Zippo
Secondo le accuse, Zippo avrebbe agito mentre la donna si trovava in vacanza, con l’obiettivo di incendiarle la casa come forma di vendetta per non aver accettato la fine della loro relazione. Il piano, seppur privo di intento omicida diretto verso di lei, ha avuto conseguenze devastanti, provocando l’uccisione di un vicino di casa innocente: Jacopo, giovane imprenditore originario di Mazzè, che dormiva nella sua abitazione al momento dell’esplosione.
Durante l’interrogatorio di garanzia, svoltosi oggi, 11 luglio, nel reparto grandi ustionati del CTO dove Zippo è piantonato, l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Assisteva l’avvocato Basilio Foti, mentre la giudice Benedetta Mastri ha raccolto solo quella breve ammissione, che Zippo avrebbe pronunciato spontaneamente: "Mi vergogno".
Zippo, che ha un passato da vigilante armato, era noto per il suo carattere introverso, con pochi amici e una vita personale segnata da alti e bassi sentimentali. La sua figura non era emersa in precedenza in cronaca giudiziaria, ma secondo alcune fonti era stato descritto come ossessivo e incapace di elaborare la fine della relazione sentimentale. Non avrebbe accettato l’allontanamento della donna, né il fatto che la loro storia fosse finita, e avrebbe trasformato la frustrazione in un gesto estremo e criminale.
Dopo l’esplosione, Zippo è stato individuato grazie alle telecamere di sorveglianza, alle testimonianze e al comportamento successivo: si era presentato in ospedale con ustioni, ma poi si era allontanato improvvisamente, fatto che aveva insospettito i sanitari. Sono stati proprio i suoi familiari a riferire agli inquirenti elementi cruciali, a partire dal suo stato d’animo nei giorni precedenti fino alle modalità sospette del ricovero.
La procura ora contesta il reato di omicidio volontario aggravato, oltre a strage e danneggiamento seguito da incendio, in un impianto accusatorio che si regge su un quadro probatorio solido. La difesa, dal canto suo, spera di poter ottenere una perizia psichiatrica, anche se al momento non risulterebbero patologie documentate.
Fuori dai palazzi della giustizia, l’indignazione continua a crescere. Sui social, la pagina personale di Zippo è stata invasa da centinaia di commenti di amici e conoscenti della vittima. "Hai ucciso un ragazzo meraviglioso", scrive qualcuno. "Definirti uomo è un’offesa", commenta un altro. Una rabbia collettiva che fotografa l’effetto di una tragedia vissuta come inaccettabile e assurda.
Nel frattempo, la madre di Jacopo, Marzia Grua, ha già annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile, attraverso l’avvocato Lorenzo Bianco, sottolineando la necessità che questa vicenda venga considerata, oltre che per l’omicidio di un figlio, anche per la sua natura intrinsecamente legata alla violenza di genere.
La giustizia farà il suo corso, ma le parole di Zippo – “mi vergogno” – rischiano di restare sospese, troppo deboli per chi ha perso tutto in un attimo. Troppo tarde per restituire ciò che non può più tornare.
La palazzina esplosa
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