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Cronaca
27 Giugno 2025 - 12:50
Minacce alla madre, arrestato: a Mirafiori Nord un uomo fermato con un coltello
Una sera di fine giugno, in un palazzo qualunque del quartiere Mirafiori Nord, si consuma l’ennesimo capitolo di una tragedia domestica tenuta troppo a lungo nel silenzio. È mercoledì 25 giugno quando i carabinieri del nucleo radiomobile di Torino intervengono in un appartamento per fermare un uomo di 41 anni, disoccupato, già noto alle forze dell’ordine. Ad attenderli, un’anziana signora di 82 anni visibilmente scossa, vittima dell’ennesima aggressione verbale e psicologica da parte del figlio.
La donna, esausta e impaurita, ha trovato il coraggio di chiedere aiuto dopo l’ennesima minaccia. L’uomo pretendeva soldi e, secondo la ricostruzione dei militari, aveva in tasca un coltello a serramanico lungo 20 centimetri, che è stato subito sequestrato. L’arresto è scattato in flagranza per maltrattamenti in famiglia e porto ingiustificato d’arma, a suggellare una lunga serie di soprusi che non si erano mai fermati.
La situazione, infatti, era tutt’altro che nuova: già due anni fa, il quarantunenne era stato raggiunto da un ammonimento del questore, emesso dopo ripetute minacce nei confronti della madre. Nessun cambiamento, nessun segnale di ravvedimento: solo un crescendo di violenza quotidiana. Una spirale che non si è mai interrotta, fino all’intervento dei carabinieri che, questa volta, hanno posto fine alla convivenza forzata e pericolosa.
La vicenda solleva l’ennesimo allarme su un tema troppo spesso relegato tra le mura domestiche: la violenza in famiglia contro le persone anziane. Non si tratta solo di violenza fisica, ma anche di pressioni economiche, ricatti, isolamento e paura, vissuti quotidianamente in silenzio da chi si trova in condizioni di fragilità.
L’arresto è stato convalidato e il procedimento giudiziario è entrato nella fase delle indagini preliminari. Ma quello che resta, oltre agli atti giudiziari, è il segnale di un’emergenza che non può più essere ignorata. Perché se una donna di 82 anni è costretta a vivere sotto minaccia, a temere per la propria incolumità dentro casa, allora qualcosa non funziona. E riguarda tutti.
In quartieri come Mirafiori, in cui convivono famiglie, pensionati, giovani e migranti, la rete sociale gioca un ruolo cruciale. Segnalare, sostenere, non voltarsi dall’altra parte. È spesso il vicino di casa, l’amico, il commerciante sotto casa a notare i segnali. Ed è lì che bisogna intervenire, prima che sia troppo tardi.
I servizi sociali e le associazioni antiviolenza possono essere un supporto reale. Ma serve anche una presa di coscienza collettiva, un impegno civico che renda possibile per le vittime uscire dal silenzio e ritrovare dignità. Nessuno dovrebbe temere chi vive con lui, nessuna madre dovrebbe temere il proprio figlio. Eppure, accade. Anche a Torino. Anche oggi.
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