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Cronaca
13 Giugno 2025 - 10:50
“Vi ammazzo tutti": paziente ubriaco e fuori controllo al Maggiore di Chieri
Un episodio gravissimo, sfociato in minacce di morte e spintoni al personale sanitario. È quanto accaduto all’ospedale Maggiore di Chieri il 1° novembre 2022, quando un uomo di 70 anni, in evidente stato di alterazione alcolica, è stato ricoverato d’urgenza al pronto soccorso e ha dato in escandescenze non appena gli è stato comunicato che sarebbe stato sottoposto a un piccolo intervento diagnostico. Il paziente ha reagito con estrema violenza verbale, sfiorando anche l’aggressione fisica.
Secondo quanto emerso in aula, l’uomo avrebbe gridato frasi pesantissime come “Vi ammazzo tutti, vengo a prendervi a casa” e “Se avevo una pistola, facevo una strage”. Parole che hanno scatenato il panico tra medici e infermieri presenti, costretti a gestire una situazione ad altissima tensione in un contesto che dovrebbe essere di cura e tutela.
Le accuse, inizialmente contestate come minacce aggravate e resistenza a pubblico ufficiale, hanno retto al vaglio del tribunale di Torino, dove si è svolto il processo. L’uomo, difeso dall’avvocato Alessandro Maria Giulio Brunetti, si è visto infliggere una condanna a tre mesi di reclusione, pena inferiore rispetto ai nove mesi chiesti dalla Procura, ma comunque ritenuta congrua dal giudice. La difesa aveva tentato la carta della derubricazione a violenza privata, sostenendo che mancassero i requisiti per configurare l’oltraggio a pubblico ufficiale. Tentativo non accolto.
Al centro del dibattimento anche la questione del consenso informato. Secondo il legale, il suo assistito avrebbe avuto il diritto di rifiutare il trattamento medico in assenza di un TSO (trattamento sanitario obbligatorio), che non è stato disposto in quel contesto. Una sottolineatura tecnica importante, ma che non ha scagionato l’imputato rispetto alla violenza del comportamento.
Determinanti, invece, le testimonianze degli operatori sanitari presenti quella sera. In particolare, una OSS (operatrice socio-sanitaria) ha raccontato di essere stata spintonata con forza dall’uomo mentre cercava di calmarlo. Fortunatamente nessuno ha riportato lesioni fisiche, ma la tensione è stata altissima e ha lasciato un segno profondo tra i colleghi, che troppo spesso si trovano a gestire pazienti aggressivi senza strumenti adeguati.
Nonostante la gravità dei fatti, né l’ASL TO5 né i dipendenti coinvolti si sono costituiti parte civile. Nessuna richiesta di risarcimento è stata presentata, lasciando aperta la riflessione su come il sistema sanitario scelga, in molti casi, di non procedere civilmente per evitare esposizioni pubbliche, ma rischiando così di abbassare la soglia di tolleranza verso la violenza in ospedale.
L’avvocato Brunetti ha annunciato che valuterà con il proprio assistito se ricorrere in appello o chiedere la commutazione della pena in sanzione pecuniaria. Intanto la condanna rimane un segnale importante: la violenza, anche verbale, contro il personale medico non può e non deve essere più considerata tollerabile.
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