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Cronaca
04 Giugno 2025 - 12:09
Smantellata banda sinti specializzata nei furti in casa: 13 arresti dopo mesi di colpi in tutto il Nord Italia
Colpivano di notte o nei fine settimana, quando le case erano vuote e i proprietari ignari. Camuffati, silenziosi, precisi come tecnici e spietati come rapinatori, si muovevano a cadenza regolare, con trasferte settimanali da una provincia all’altra, sempre con lo stesso schema: isolamento della zona, neutralizzazione dell’allarme, forzatura e fuga in meno di dieci minuti. Era diventata una routine: una fabbrica del furto, lucida e pianificata. Ora, grazie a un’indagine avviata dai Carabinieri del Comando Provinciale di Cuneo nel settembre 2024, tutto questo è venuto alla luce.
Il 4 giugno 2025 è scattata l’operazione: un maxi blitz condotto con il supporto di unità SOS, cinofile, forestali e persino un elicottero del primo Elinucleo di Volpiano. Tredici le persone arrestate, tutte appartenenti alla comunità sinti, tutte accusate a vario titolo di aver fatto parte di un’organizzazione criminale specializzata in furti seriali in appartamento. Le province più colpite: Cuneo, Asti, Verona e Vicenza. Ma gli inquirenti non escludono che il gruppo abbia agito anche altrove, su tutto il territorio del Nord Italia.
Ogni dettaglio racconta una macchina criminale sofisticata. Niente era lasciato al caso: auto con targhe false, strumenti da scasso professionali, armi cariche, appoggi logistici nelle zone rurali o dietro le officine. I carabinieri hanno passato al setaccio proprio queste basi, trovando una mole di refurtiva che lascia poco spazio ai dubbi: 130.000 euro in contanti, tre Rolex, 24 smartphone, pistole, gioielli, capi firmati, strumenti per la contraffazione, auto modificate per nascondere bottini e due Skoda Yeti con doppiofondo.
Smantellata banda di sinti che rubava ora e denaro negli appartamenti del Nord Italia
Il modus operandi era sistematico. Nulla di improvvisato. Gli arrestati si muovevano in gruppi ristretti, usavano vie secondarie per eludere i controlli, pianificavano le incursioni nei minimi dettagli e si spartivano i ruoli: chi guidava, chi forzava, chi controllava. Un vero sodalizio, legato da vincoli di sangue e gerarchie interne, dove uomini e donne cooperavano come in una vera azienda.
La Procura ora vaglia la posizione di ogni singolo componente. Alcuni erano in prima linea, altri gestivano la logistica. Gli investigatori sospettano che la banda fosse solo una cellula di un sistema criminale più ampio, una rete interregionale ancora da mappare. In molte delle case svaligiate vivevano anziani o famiglie, bersagli scelti con cura per la vulnerabilità e la prevedibilità delle abitudini.
L’arresto dei tredici membri rappresenta un duro colpo al crimine organizzato locale, ma l’inchiesta è tutt’altro che chiusa. L’obiettivo adesso è risalire i canali del riciclaggio, identificare eventuali complici e soprattutto restituire ai legittimi proprietari la refurtiva ancora da catalogare. Nel frattempo, l’eco dei furti si spegne, ma resta l’allerta tra le comunità, provate da mesi di intrusioni, allarmi notturni e paura.
La risposta delle forze dell’ordine è stata decisa e visibile. Una dimostrazione di forza anche per ribadire che i piccoli borghi e le zone rurali non sono zone franche. Nemmeno per chi, come questa banda, pensava di passare inosservato tra le pieghe del territorio.
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