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Cronaca
29 Maggio 2025 - 10:00
Oltre 3500 minorenni orfani di femminicidio in Italia: i “figli invisibili” che lo Stato dimentica
In Italia, oltre 3.500 minorenni sono orfani di femminicidio. Bambini e adolescenti che hanno visto la propria madre morire per mano del padre o di un partner violento. Ma prima ancora di perdere la madre, hanno perso l’infanzia: cresciuti tra grida, minacce, piatti lanciati, paure mute. A ricordarlo è Stefania Bartoccetti, presidente dell’Osservatorio nazionale indipendente sugli orfani di femminicidio, intervenuta alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio.
“Gli orfani speciali fino a poco tempo fa apparivano soggetti assolutamente invisibili in termini di numero”, ha dichiarato Bartoccetti. “Non esiste un albo che li possa raccogliere, e la possibilità di avere una raccolta dati puntuale e costante. Noi siamo riusciti attraverso un’indagine giornalistica a raccogliere negli ultimi anni le notizie delle donne morte per omicidio e da lì a ricostruire il numero degli orfani speciali, che sono nell’ambito di quelli considerati minorenni superiori a 3.500 in Italia” .
Questi bambini non sono solo vittime indirette. Sono stati testimoni silenziosi. Hanno sentito tutto per anni. Hanno visto tutto. Le urla. Le botte. I lividi nascosti. Hanno imparato, troppo presto, a convivere con la paura. E quando il femminicidio si consuma, la loro paura diventa lutto, abbandono, trauma cronico. Una bomba psicologica che nessuna istituzione può permettersi di ignorare.
La legge italiana prevede che gli orfani di femminicidio possano accedere al Fondo per le vittime di crimini violenti (Legge n. 122/2016), prevedendo supporti economici a sostegno delle famiglie affidatarie, borse di studio e programmi di ingresso nel mondo del lavoro, e possano accedere a supporto medico psicologico in regime di esenzione . Tuttavia, l’applicazione di queste misure è spesso carente e disomogenea sul territorio nazionale.
In parallelo, mentre l’infrastruttura affonda, parte la classica rassicurazione di contorno: “Sono previsti rinforzi mirati per le linee con maggiore affluenza”. Una promessa che sa di placebo, come il censimento degli odori organizzato dal Comune di Settimo, mentre l’unico odore che si respira sulle banchine è quello della rabbia. Intanto i lavori sulla linea Pinerolo-Torino, previsti dal 15 giugno al 14 settembre, promettono un’estate da dimenticare: mesi di deviazioni, tempi incerti, fermate saltate.
Ma c’è una cosa che resta stabile e puntuale come un orologio svizzero: il disservizio sistemico, la mancanza di investimenti strutturali, la cronica indifferenza verso chi usa il treno ogni giorno per vivere, non per viaggiare. A Settimo, la ferrovia è diventata una roulette russa su rotaia, dove la pallottola è il treno che salta. Ma chi sbaglia, qui, non si fa mai male. A parte i pendolari.
Oggi più che mai, nel Paese dei minuti di silenzio e delle panchine rosse, serve un’azione concreta, duratura, radicata. Servono tutele reali per questi orfani speciali. Perché ogni volta che uno di loro viene lasciato solo, il femminicidio non si ferma: si moltiplica.
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