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Cronaca

Blitz nei cantieri edili della Valsusa: due imprenditori denunciati e 17mila euro di sanzioni per gravi violazioni sulla sicurezza

Controlli a tappeto tra Sestriere e il Torinese: ponteggi instabili, scale non fissate e documentazione assente. I Carabinieri alzano il livello d’attenzione su un settore troppo spesso dimenticato

Blitz nei cantieri edili

Blitz nei cantieri edili della Valsusa: due imprenditori denunciati e 17mila euro di sanzioni per gravi violazioni sulla sicurezza (foto archivio)

Un blitz mirato, per verificare cosa davvero accade sopra e dietro i ponteggi. E quello che i Carabinieri del Comando per la Tutela del Lavoro hanno trovato nei cantieri edili della Valsusa e del Torinese, il 26 maggio, non lascia spazio a interpretazioni: dispositivi mancanti, documentazione assente, strutture instabili. Una fotografia preoccupante di un comparto — quello dell’edilizia — dove la sicurezza sembra ancora trattata come un’opzione, anziché come un diritto.

Due imprenditori sono stati denunciati a piede libero per violazioni delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, in seguito a una serie di controlli a tappeto effettuati nei pressi di Sestriere, ma anche su altri cantieri stradali e di ristrutturazione nel territorio montano e pedemontano. Le sanzioni amministrative emesse ammontano complessivamente a 17 mila euro, cifra che rappresenta il costo concreto di una leggerezza potenzialmente mortale.

Nel primo cantiere ispezionato, le irregolarità erano evidenti anche a occhio nudo. Ponteggi senza dispositivi di ancoraggio, tavole d'appoggio non fissate, una scala a pioli instabile utilizzata per accedere ai piani superiori senza alcun criterio. Tutte violazioni che, in caso di incidente, avrebbero trasformato una semplice giornata di lavoro in una tragedia. Eppure, per chi dirigeva i lavori, nessuna misura preventiva era stata adottata.

Il secondo cantiere non era da meno: oltre a problemi simili riscontrati sull’attrezzatura e i supporti, mancava completamente la relazione tecnica sulla resistenza statica del ponteggio, un documento che attesta la capacità strutturale dell’impalcatura ed è obbligatorio per legge. Senza quella relazione, ogni operaio che sale in quota lavora nel vuoto, in tutti i sensi.

La sicurezza sul lavoro, nei cantieri italiani, è ancora troppo spesso affidata alla buona volontà del singolo imprenditore, e non a un sistema integrato di prevenzione e controllo. Eppure le norme esistono. Il Testo Unico sulla sicurezza (D.Lgs. 81/2008) è chiaro: ogni cantiere deve rispettare una lunga lista di adempimenti che vanno dai dispositivi individuali di protezione alle verifiche strutturali, passando per la formazione obbligatoria del personale, la sorveglianza sanitaria, e i piani di emergenza.

Controlli nei cantieri edili

E invece, ancora nel 2025, troviamo cantieri che sembrano fermi agli anni '70, dove si lavora “a occhio”, senza caschi, su impalcature ballerine, spesso in situazioni al limite del legale. Secondo l’INAIL, nel 2023 si sono verificati oltre 1.100 infortuni gravi nel settore delle costruzioni, di cui 84 mortali. Numeri che gridano vendetta, ma che faticano a trasformarsi in azione politica o in cultura della prevenzione.

Il blitz dei Carabinieri è quindi un’operazione esemplare, e non solo per le denunce o le multe. È un messaggio chiaro a tutto il comparto edile: la sicurezza non è un optional. È un dovere, un obbligo morale e giuridico, che non può essere aggirato per risparmiare tempo o costi. I 17mila euro di sanzioni rappresentano solo la punta dell’iceberg. Il rischio vero è quello che si corre ogni giorno quando un operaio sale su un ponteggio che non regge o usa una scala che traballa.

E allora il punto è uno: quanto vale la vita di un lavoratore? Bastano due tavole fissate male, un’imbracatura mancante, un documento dimenticato. E un gesto apparentemente banale si trasforma in un volo nel vuoto, che lascia dietro solo dolore e indennizzi.

La Valsusa, terra di turismo, sci e seconde case, non può permettersi di essere ricordata per i cantieri pericolosi. Il lavoro edilizio — in montagna come in città — deve essere sicuro, legale, dignitoso. E per riuscirci, serve la vigilanza delle istituzioni, ma anche la responsabilità piena degli imprenditori, la formazione degli operai, e una cultura della prevenzione che non si limiti ai corsi obbligatori.

Il blitz del 26 maggio non è un’eccezione. È un necessario ritorno alla realtà, in un’Italia che parla tanto di sicurezza ma fa ancora troppo poco per garantire che nessuno muoia mentre lavora per costruire o ristrutturare un edificio. Perché la sicurezza, nei cantieri e fuori, non è un lusso: è un diritto costituzionale. E non può più aspettare.

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