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Cronaca
28 Maggio 2025 - 09:29
Blitz a Settimo nel campo nomadi scopre villetta abusiva e materiale esplosivo
Sembra una scena da commedia surreale e invece è cronaca nera dei nostri giorni: a Settimo Torinese, in via Regione Cravero, tra il silenzio di un lunedì mattina, le forze dell’ordine hanno fatto irruzione in un angolo dove la legalità sembrava da tempo aver abdicato. Lì, tra roulotte, lamiere e moduli improvvisati, sorgeva una casa completamente arredata, con tanto di letto matrimoniale, mobili su misura e perfino un peluche a forma di cuore con scritto "I love you". Peccato che fosse abusiva, costruita senza alcuna autorizzazione all’interno di un campo nomadi che da anni si espande a macchia d’olio proprio in quell’area grigia ai margini della città.
Il blitz del 27 maggio 2025 ha coinvolto carabinieri e agenti della polizia locale, che non solo hanno scoperchiato il tetto dell’illegalità edilizia, ma si sono trovati davanti a uno scenario ben più ampio: un magazzino abusivo, un capannone in costruzione di 240 metri quadri, nessun permesso, nessuna concessione. Tutto sequestrato. Sulle porte sono comparsi i sigilli, a testimonianza dell’intervento deciso di chi ha voluto dire basta a un far west di cemento e allacci illegali.
A finire nel mirino degli inquirenti quattro persone – due uomini e due donne – denunciate per costruzione abusiva e lottizzazione abusiva: accuse pesanti che fanno tremare anche le fondamenta di altre costruzioni sospette nella stessa zona. Ma non è finita qui. Durante le perquisizioni, una giovane di 26 anni è stata trovata in possesso di materiale esplosivo: una grossa “cipolla” e quattro candelotti, sequestrati dai militari e ora sotto esame da parte degli artificieri. La scoperta ha fatto alzare il livello d’allerta, perché quegli ordigni rudimentali – pur in contesto privato – rappresentano una minaccia concreta.
Dietro questa vicenda si nasconde un problema cronico, che Settimo conosce bene ma che finora è stato solo tamponato: quello dell’abusivismo edilizio sistemico e delle attività opache che si annidano nei campi nomadi non regolarizzati. Lì dove si vive in un limbo tra tolleranza e impunità, mentre i confini tra disagio sociale e reati penali si fanno sempre più sottili.
La risposta istituzionale ora deve essere chiara e continuativa. Non basta il singolo intervento, serve una strategia di controllo permanente, un piano di riqualificazione e legalità, che coinvolga enti locali, forze dell’ordine e – perché no – anche i residenti che da anni denunciano soprusi e abusi senza risposta. In gioco non c’è solo il rispetto della legge, ma la sicurezza di un’intera comunità, che ha il diritto di non convivere con candelotti esplosivi e capannoni spuntati nella notte come funghi velenosi.
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