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Cronaca

Tragedia alle Vallette: detenuto si suicida poche ore prima dell’udienza di convalida

Aveva 42 anni, era stato arrestato appena il giorno prima. La polizia penitenziaria ha trovato il suo corpo all’alba, impiccato in cella. Sotto shock il carcere torinese, ennesimo caso di suicidio dietro le sbarre

Tragedia alle Vallette

Tragedia alle Vallette: detenuto si suicida poche ore prima dell’udienza di convalida

È morto nel silenzio di una cella, solo, dopo meno di ventiquattr’ore di detenzione. Un uomo di 42 anni, di origini magrebine, si è tolto la vita nella notte tra il 18 e il 19 maggio all’interno del carcere delle Vallette di Torino, dove era stato portato appena il giorno prima in attesa dell’udienza di convalida del suo arresto. Si è impiccato. Il suo corpo è stato scoperto intorno alle 6 del mattino dagli agenti della polizia penitenziaria durante il giro di controllo.

Poche ore dopo, in tribunale, la giudice incaricata del procedimento ha potuto soltanto constatare il decesso. Una comparizione mai avvenuta. Una firma che non è stata messa. Una vicenda giudiziaria che si chiude prima ancora di cominciare.

Il gesto estremo riapre con forza il dossier mai chiuso delle morti in carcere. Non è il primo, e purtroppo difficilmente sarà l’ultimo. I numeri dell’emergenza suicidi nelle carceri italiane raccontano di un sistema al collasso: solo nel 2024 sono stati già decine i detenuti morti per mano propria, spesso nei primi giorni di custodia cautelare, quando il senso di smarrimento, solitudine e angoscia è massimo.

Tragedia in carcere

Mancano psicologi, mancano educatori, manca personale, e manca soprattutto ascolto. Chi entra in carcere, anche solo per una notte, entra in una zona grigia di sospensione e invisibilità, dove la fragilità può diventare tragedia in poche ore.

Il 42enne non era noto per particolari disturbi psichiatrici. Nulla, nei documenti ufficiali, lasciava presagire un rischio immediato. Eppure, qualcosa è successo tra il momento dell’arresto e la notte della sua morte, qualcosa che nessuno ha visto, o voluto vedere. Un pensiero, un gesto, forse una telefonata mancata, forse solo la paura di ciò che sarebbe arrivato poche ore dopo.

Non è solo una storia personale. È un sintomo. La direzione del carcere delle Vallette, spesso sotto pressione per il sovraffollamento cronico e la carenza di personale specializzato, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. Ma fonti interne parlano di un clima di crescente disagio e di “un sistema che non regge più”.

L’episodio avviene a pochi mesi da altri suicidi in istituti italiani, a testimonianza che il disagio psichico in carcere non è l’eccezione, ma una presenza costante, non gestita, spesso ignorata. A pagare, come sempre, è chi non ha voce. Anche in questo caso, un uomo solo, fragile, appena arrivato, che ha scelto di uscire dalla vita prima ancora di comparire davanti alla giustizia.

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