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La voce di un ragazzo rompe il silenzio: “Stiamo distruggendo il nostro mondo”

Al 168° presidio per la pace di Ivrea parole nuove, voci forti e una denuncia collettiva contro guerre, spese militari e complicità istituzionali

“Divoriamo il nostro mondo come cannibali. Una sola parola dobbiamo ripetere: pace, pace, pace.”. Così, con queste parole, sabato scorso, in piazza di città, un giovane di origine sudamericana è intervenuto per la prima volta al presidio del Comitato per la Pace di Ivrea, il 168°.

Lo ha fatto con una semplicità disarmante, con la lucidità di chi ha guardato in faccia la violenza del nostro tempo. Si è avvicinato in silenzio, poi ha alzato la voce. E quella voce, forse proprio perché nuova e inattesa, ha attraversato la piazza come un lampo. Nessuna analisi politica, nessuna retorica: solo una verità nuda, difficile da ignorare. Un’umanità che consuma il pianeta con la stessa ferocia con cui divora sé stessa. Un appello che ha colpito tutti, un invito a fermarsi e a ripetere ciò che davvero conta. Pace. Pace. Pace.

Come sempre, il primo a prendere la parola è stato Pierangelo Monti, memoria e motore del presidio. Con il suo tono deciso e le parole mai casuali, ha ricordato le ragioni per cui non ci si stacca da questa piazza: per la fine delle guerre, per il rispetto della dignità umana, per i diritti negati a milioni di persone che nel 2025 ancora non hanno accesso a cure, a un tetto, a una scuola, a un lavoro.

"Le risorse ci sarebbero – ha sottolineato – se non venissero divorate dalla produzione di armi, dai conflitti devastanti, dall’avidità di chi ha troppo e continua a volere di più. Il presidio serve a far sentire il grido di chi non ha voce. È un appello rivolto alla popolazione, ma anche ai potenti, a chi governa, perché cambi politica e, prima ancora, cambi mentalità...".

Nel suo intervento, ha poi puntato il dito contro il silenzio che avvolge guerre dimenticate come quelle in Sudan, Congo, Haiti e Myanmar, conflitti che i media relegano a nota a piè di pagina. Ha criticato l’immobilismo internazionale, l’assenza di volontà concreta nel fermare il massacro in Palestina, mentre le trattative tra Russia e Ucraina si trascinano in un vicolo cieco.

"Per uscire da questa spirale – ha spiegato – serve una svolta profonda: puntare sul dialogo, sulla giustizia, su un nuovo ruolo dell’ONU e delle organizzazioni internazionali. Ma soprattutto, ascoltare i popoli, gli oppositori interni ai regimi, i profughi che fuggono non solo per non morire, ma anche per non uccidere..."

C’è stato spazio anche per una replica secca alle accuse del consigliere comunale Andrea Cantoni, che nei giorni precedenti aveva definito i pacifisti “gente che non ha idea di cosa sia la pace”, spingendosi fino ad accusarli di antisemitismo. Un’accusa grave, respinta con fermezza. "Criticare la politica del governo israeliano – ha spiegato – non significa essere antisemiti. Anzi, sono proprio coloro che legittimano i crimini di guerra a danneggiare l’immagine dell’ebraismo nel mondo. Il presidio, invece, ha fatto una scelta di campo netta: stare con gli oppressi. Per questo è stata proposta al Comune di Ivrea l’adesione alla campagna SPLAI – Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana, promossa da BDS Italia. Un’iniziativa concreta, un passo per rompere l’indifferenza verso la tragedia quotidiana di Gaza...".

A rafforzare il discorso, il riferimento alle dichiarazioni dell’Alto Commissario ONU per i diritti umani e alla richiesta di un embargo globale sulle armi dirette a Israele risalente al 20 giugno 2024. Monti ha rilanciato anche la domanda posta da Angelo Bonelli in Parlamento alla premier Giorgia Meloni: condanna le azioni di Netanyahu? È pronta a sanzionare Israele come ha fatto con la Russia? Ritirerà l’ambasciatore? Proporrà il riconoscimento dello Stato di Palestina?

La seconda parte del presidio è stata dedicata all’obiezione di coscienza al servizio militare, in occasione della Giornata internazionale del 15 maggio. Monti ha espresso solidarietà ai giovani israeliani che, per non partecipare all’occupazione dei territori palestinesi, scelgono il carcere. I cosiddetti refusnik, esempio di coraggio e coerenza. Ha ricordato i movimenti di base israeliani che collaborano con i palestinesi, e anche quelle famiglie che, pur avendo perso persone nell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, rifiutano i bombardamenti di Gaza. “Not in my name”, dicono. E il presidio eporediese si unisce a quella presa di distanza.

"L’obiezione di coscienza - ha sottolineato Monti -  non è una scelta soggettiva, ma un diritto umano universale, sancito dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e dal Patto internazionale sui diritti civili e politici. In tanti paesi, soprattutto dove c’è la guerra, ci sono persone che rifiutano di imbracciare il fucile. E ogni Stato dovrebbe non solo riconoscere questo diritto, ma proteggerlo. In Italia, dove il servizio militare è stato sospeso dal 2005, il tema è stato rimosso dal dibattito pubblico. Ma oggi torna con urgenza. Di fronte a una crescente militarizzazione della società, alla ripresa delle spese belliche, al ritorno della retorica degli eserciti, è necessario risvegliare le coscienze...":

Il presidio ha invitato i giovani a pensarci adesso. A riflettere sul significato reale della guerra. A prendere posizione. A scrivere e inviare la propria dichiarazione di obiezione alle autorità militari. Un gesto personale, ma anche politico. Un atto di responsabilità.

"Non si tratta di rifiutare il dovere di proteggere la propria comunità, ma di esercitarlo in modo diverso, attraverso forme di difesa civile, non armata, nonviolenta. È lo spirito della nostra Costituzione, che all’articolo 11 ripudia la guerra e all’articolo 52 chiede difesa della Patria. Una difesa possibile anche senza fucili, eserciti e bombe."

A confermare l’urgenza del tema è intervenuta Caterina Mele, docente del Politecnico di Torino. Di passaggio a Ivrea, è stata attratta dalla manifestazione e ha voluto condividere il suo pensiero. Ha denunciato il crescente legame tra ricerca scientifica e industria militare, il mito del dual use che viene presentato come una panacea, ma che in realtà alimenta la spirale bellica. "Oggi – ha detto – il mondo spende 2.718 miliardi in armi e appena 100 in ambiente. Una sproporzione folle. E chi resta in silenzio, chi non prende posizione, diventa complice."

Livio Obert ha letto una lettera della Rete Pace Disarmo indirizzata al Presidente della Repubblica, al Parlamento, alla Commissione europea. Una denuncia dura e senza ambiguità. "Israele – ha sottolineato – va fermata. Bisogna rompere il silenzio, fermare la pulizia etnica in corso a Gaza e in Cisgiordania. Le Istituzioni devono prendere posizione: riconoscere lo Stato di Palestina, sospendere la cooperazione con Israele, bloccare la vendita di armi, rispettare le sentenze delle Corti internazionali."

Obert ha aggiunto che la spesa militare globale rischia di raggiungere i 3.000 miliardi. E a farne le spese, inevitabilmente, saranno sanità, istruzione, servizi essenziali.

Franco Giorgio si è concentrato su un articolo pubblicato su Invicta Palestina, con i dati dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani: 12.400 donne palestinesi uccise in poco più di un anno e mezzo, di cui 7.920 madri. Una donna ogni ora. Uccise nei rifugi, sotto le tende, accanto ai propri figli. Famiglie intere cancellate. Storie che fanno tremare. Non è una strage accidentale: è un piano sistematico, ha detto Giorgio. È genocidio.

Ha chiuso gli interventi Rosanna Barzan, raccontando un episodio vissuto anni fa in Cisgiordania, a Tulkarem, dove ha visto con i propri occhi donne incinte costrette a partorire per terra ai checkpoint israeliani. Un’umiliazione, una barbarie. Ha invitato tutti a esporre la bandiera palestinese, ovunque sia possibile. Un gesto concreto, visibile, di vicinanza e di memoria.

Prima dei saluti, Monti ha annunciato che sabato prossimo, 24 maggio, non ci sarà il presidio del mattino. In sua vece, nel pomeriggio, si terrà una manifestazione straordinaria, organizzata insieme al Comitato di Ivrea per la Palestina. Il corteo partirà alle 16 dalla Stazione e arriverà in Piazza Ottinetti, dove saranno allestiti tavoli tematici. Lunedì 18 maggio, allo ZAC!, alle 18.30, si terrà la riunione organizzativa.

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Commenti all'articolo

  • Sovietico Eporediese

    18 Maggio 2025 - 18:40

    Cantoni ignora la definizione di Semiti che include sia Ebrei che Arabi quindi dare degli Antisemiti ai Pacifisti Eporediesi è veramente vergognoso, oltre al fatto che proprio i Pacifisti Eporediesi sono eredi e membri di movimenti Antifascisti che difendono chiunque abbia subìto ingiustizie e deportazioni e finanche l'Olocausto anche Ebreo.

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