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Cronaca

Malore mentre porta il fieno alle capre in alpeggio: 73enne salvata in extremis con l’elisoccorso del 118

Una donna di 73 anni colta da malore mentre portava il fieno alle capre, salvata dall'intervento tempestivo dei soccorsi

Malore mentre porta il fieno alle capre

Malore mentre porta il fieno alle capre in alpeggio: 73enne salvata in extremis con l’elisoccorso del 118

Mezzenile è un borgo piemontese sospeso tra il silenzio delle Valli di Lanzo e la laboriosità di chi la montagna la vive davvero, giorno dopo giorno. Una donna di 73 anni, dedita alla cura delle sue capre e alla vita in alpeggio, si era allontanata dalla frazione come sempre per trasportare il fieno in quota. Un gesto antico, ripetuto negli anni, radicato nella quotidianità. Ma qualcosa stavolta è andato storto. Un malore improvviso, una caduta, e il tempo che si dilata nel vuoto dell’attesa. Quando i familiari, allarmati dal ritardo, hanno dato l’allarme, il rischio era altissimo: in quei prati isolati, lontani da case e strade, nessuno può sentire un grido.

In pochi minuti si è attivata la macchina dei soccorsi. Da Lanzo è partita un’ambulanza della Croce Reale Venaria OdV, mentre il cielo è stato solcato dall’elicottero Tango Echo del 118, equipaggiato per gli interventi in alta quota. Individuata la zona grazie alle indicazioni dei familiari e alla triangolazione GPS, gli operatori hanno deciso di calarsi con il verricello, l’unico modo per raggiungere la donna su un versante impervio. Una manovra che richiede precisione chirurgica, soprattutto quando ogni secondo può fare la differenza tra la vita e la morte.

Elisoccorso

Recuperata e stabilizzata, la 73enne è stata trasferita d’urgenza all’ospedale Molinette di Torino, dove si trova ora ricoverata in condizioni stabili. Non è in pericolo di vita, ma le sue condizioni sono state definite “serie” all’arrivo. La comunità di Mezzenile, appena appresa la notizia, ha tirato un sospiro di sollievo, consapevole della fortuna e dell’efficienza che hanno evitato l’ennesima tragedia silenziosa della montagna.

Ma dietro il fatto di cronaca si nasconde molto di più. C’è una riflessione sul vivere in quota, sulla solitudine operosa delle persone che restano a presidiare i luoghi dimenticati, sui rischi quotidiani di chi affronta il freddo, le pendenze e la fatica con naturalezza. E c’è un grazie enorme da dire a chi ogni giorno veglia dal cielo e dalla terra, pronto a partire a qualsiasi ora. L’elisoccorso non è solo un mezzo: è la speranza che arriva dall’alto, è la garanzia che anche nei punti più lontani qualcuno ci sarà.

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