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Cronaca
07 Maggio 2025 - 18:35
Aosta, arrestato 39enne per stalking: perseguitava la compagna incinta, “ti sparo in faccia” le aveva urlato
Un incubo quotidiano, fatto di minacce, insulti e colpi al volto. È quello che ha vissuto una donna di 24 anni, residente ad Aosta, e ora incinta, costretta a rifugiarsi a casa di un’amica per sfuggire alla furia del compagno. L’uomo, 39 anni, italiano, è stato arrestato nella notte tra lunedì e martedì con l’accusa di stalking aggravato, dopo un intervento decisivo dei carabinieri, che da giorni tenevano monitorata la situazione.
Le indagini hanno documentato episodi gravi e ripetuti: l’uomo non si limitava a inseguire e ossessionare la giovane, ma avrebbe anche minacciato di spararle in faccia, oltre ad averle sferrato colpi al volto, denigrandola in ogni modo. Un’escalation di violenza domestica, purtroppo non nuova nei bollettini delle cronache italiane, che questa volta si è fermata in tempo, prima che potesse trasformarsi in tragedia.
Il pubblico ministero Francesco Pizzato, della Procura di Aosta, ha chiesto la convalida dell’arresto e la custodia cautelare in carcere, vista la pericolosità dell’uomo e il rischio concreto per l’incolumità della vittima. Decisivo è stato l’ultimo episodio: l’uomo si è presentato vicino alla casa dell’amica presso cui si era rifugiata la giovane, sfidando ogni divieto, come a voler ribadire il proprio dominio psicologico e fisico su di lei. Da lì, l’arresto.
Violenza su donna incinta
Il caso ha scosso profondamente la comunità di Aosta, anche per la condizione di vulnerabilità in cui si trovava la vittima: una gravidanza, già di per sé delicata, vissuta sotto la cappa del terrore. E ha riacceso il riflettore su un fenomeno che non è emergenza, ma quotidianità sommersa: la violenza di genere, che spesso agisce nell’ombra, nel silenzio, nell’indifferenza.
Ora spetta alla giustizia seguire il suo corso, ma intanto si alza la voce della città. Associazioni, centri antiviolenza e istituzioni locali chiedono più prevenzione, più ascolto, più tutela per chi denuncia. Perché nessuna donna dovrebbe avere paura di essere creduta. E nessuna gravidanza dovrebbe essere vissuta tra le minacce e i lividi. Ad Aosta, questa volta, qualcuno ha fermato la mano prima che fosse troppo tardi. Ma il conto da pagare, anche solo in termini emotivi, è già alto. E collettivo.
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