Atti sessuali con studentesse minorenni: professore a giudizio ad Asti
Un caso che ha scosso la comunità astigiana approda in tribunale: un insegnante delle scuole superiori di Asti è stato rinviato a giudizio con l’accusa di atti sessuali con due studentesse minorenni, di 15 e 16 anni. Il Gip del Tribunale di Asti ha emesso un decreto di giudizio immediato, accogliendo le risultanze delle indagini condotte dalla Procura a partire dall’autunno del 2024. Al centro del procedimento, non episodi di violenza, ma l’abuso della posizione di autorità del docente, che avrebbe sfruttato il rapporto di fiducia con le giovani per compiere atti sessuali in contesti extra-scolastici.
La vicenda ha avuto inizio quando una delle due studentesse si è confidata con un altro docente, rivelando di aver avuto rapporti sessuali con l’insegnante. La segnalazione, immediatamente trasmessa alle autorità, ha dato il via a un’articolata indagine coordinata dalla Procura di Asti. Gli inquirenti hanno raccolto testimonianze, analizzato comunicazioni e ricostruito i fatti, arrivando a identificare una seconda minore coinvolta. Le indagini, protrattesi per mesi, hanno escluso l’uso della forza o di atteggiamenti violenti da parte del professore, ma hanno messo in luce un comportamento ritenuto gravemente scorretto: l’abuso della sua posizione di educatore.
Secondo quanto emerso, gli atti sessuali, descritti come plurimi, si sarebbero consumati in luoghi lontani dall’ambiente scolastico, principalmente nell’abitazione del docente e in parchi pubblici della zona. Questo dettaglio ha aggravato la percezione di premeditazione, evidenziando come l’insegnante avrebbe consapevolmente creato occasioni per incontrare le ragazze al di fuori del contesto scolastico.
Atti sessuali con studentesse ad Asti
Il cuore dell’accusa mossa al professore non risiede nella coercizione fisica, ma nell’aver sfruttato il suo ruolo di insegnante, figura di riferimento per le studentesse a lui affidate per motivi di istruzione. La legge italiana considera questo tipo di abuso particolarmente grave, poiché mina il rapporto di fiducia che dovrebbe caratterizzare il percorso educativo. Le due ragazze, di età compresa tra i 15 e i 16 anni, si trovavano in una posizione di vulnerabilità, non solo per la loro giovane età, ma anche per il contesto di dipendenza psicologica ed emotiva che spesso si instaura tra docente e alunno.
Gli inquirenti hanno sottolineato come il professore, consapevole del suo ascendente, abbia agito in modo da instaurare con le minori un rapporto che andasse oltre i confini professionali, approfittando della loro immaturità e della fiducia riposta in lui. Questo aspetto sarà centrale nel processo, dove si cercherà di chiarire la dinamica relazionale e il grado di consenso, elemento complesso data l’età delle ragazze e la disparità di potere tra le parti.
Il caso ha generato un’onda di sdegno e preoccupazione ad Asti, dove la scuola coinvolta rappresenta un punto di riferimento per molte famiglie. Genitori, studenti e insegnanti si sono trovati a fare i conti con una vicenda che ha messo in discussione la sicurezza degli ambienti educativi. La dirigenza scolastica, pur non essendo direttamente implicata, ha avviato un dialogo con le famiglie per rassicurare sulla gestione interna e sull’impegno a prevenire situazioni analoghe. Intanto, l’insegnante è stato sospeso dal servizio in attesa dell’esito del procedimento giudiziario.
Sul piano sociale, il caso ha riacceso il dibattito sull’importanza di una formazione continua per gli educatori, non solo in materia didattica, ma anche etica e relazionale. Esperti di pedagogia e psicologia sottolineano la necessità di rafforzare i meccanismi di controllo e di supporto psicologico nelle scuole, per intercettare tempestivamente segnali di disagio tra gli studenti e prevenire abusi.
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