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La Voce degli animali
03 Maggio 2025 - 17:24
Ha abbaiato per due giorni. Cane eroe salva "umana"
Due giorni. Quarantotto ore d’attesa, di latrati disperati, di zampe che battono sul pavimento, di naso incollato alla porta. Due giorni senza acqua, senza cibo, senza capire cosa stia succedendo. Ma lui resta lì. Fedele. Instancabile. Eroe.
È sabato 3 maggio, l’ora di pranzo è passata da poco, quando un allarme rompe la quotidiana indifferenza di via Bianchi, al civico 41. Lì, in un appartamento al quarto piano, si consuma una vicenda che ha dell’incredibile. Una storia di dolore, sì. Ma anche – e soprattutto – di amore. Quello vero, silenzioso, cieco, che solo un cane sa provare. Il protagonista è un rottweiler. Nessuno ci dice il suo nome, ma ci piace pensare si chiami Thor, come il dio della forza e della lealtà. Perché serve forza per restare. E serve lealtà per non cedere alla fame, al buio, alla paura. Thor ha fatto entrambe le cose.
Da due giorni abbaia. Lo sentono i vicini, lo sente chi passa per strada. È un abbaiare insistente, strano, diverso. Non è rabbia. Non è fastidio. È un grido. Venite! Aiutatela! C’è qualcosa che non va! Ma nessuno si ferma. Nessuno capisce. Fino a quando, per fortuna, qualcuno chiama. E finalmente arrivano i vigili del fuoco, i sanitari, gli agenti della polizia locale.
Si pensa al peggio. Odori sgradevoli filtrano dall’abitazione. Il cane non smette. Si teme una tragedia. E invece, dietro quella porta, c’è una donna ancora viva. A terra. Immobilizzata da un malore. Incapace di chiedere aiuto. Sarebbe morta, se non fosse stato per Thor. Il suo cane. Il suo angelo custode. Il suo infermiere. Il suo allarme sonoro. Il suo mondo.
Ma qui arriva la parte che nessuno racconta fino in fondo. Perché Thor, quando vede entrare quegli uomini con le divise, le mani guantate, le voci concitate, non capisce che sono lì per aiutare. Lui pensa che stiano venendo a far del male alla sua padrona. E allora si mette davanti a lei. Ringhia. Protegge. Difende. Fa quello che ha sempre fatto: le resta accanto. Anche contro tutti.
L’intervento si complica. La strada viene chiusa. I mezzi pubblici deviati. Si impiega più di un’ora per calmare la situazione. Alla fine la donna viene portata via in ambulanza, in condizioni serie ma vive. Respira. Ha ancora una possibilità. Perché il suo cane ha deciso che non era il momento di lasciarla andare.
E Thor? Viene affidato ai volontari dell’ENPA. Trattenuto. Isolato. Curato, forse. Ma lontano dalla sua umana. Lontano da quella casa che ha presidiato come un soldato. In una gabbia. Lui, che ha fatto tutto giusto. Lui, che ha fatto di tutto per salvare chi ama.
Ci chiediamo: chi salverà adesso Thor? Chi gli restituirà la dignità di cane fedele, di compagno leale, di sentinella dell’anima? Chi gli dirà che ha fatto bene? Chi lo carezzerà la testa e gli sussurrerà: grazie?
Federica Fulco, presidente del comitato Torino In Movimento, prova a lanciare un messaggio: “Quel cane abbaia da due giorni. Se qualcuno avesse agito prima, forse tutto sarebbe stato più semplice”. Già. Forse. Ma quel che conta, oggi, è che una donna è viva. Grazie al suo cane.
E allora no, non chiamatelo "aggressivo". Non etichettatelo come "pericoloso". Thor – o come diavolo si chiama – ha fatto solo quello che qualsiasi essere umano vorrebbe: essere ascoltato, essere amato, essere creduto.
E ha salvato una vita.
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