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Cronaca

Abusa della badante dei genitori: arrestato 40enne ad Alba

La vittima ha taciuto a lungo per rispetto verso gli anziani che accudiva. Ora l’uomo, già condannato per reati simili, è in carcere alle Vallette. L’associazione “Mai + Sole” pronta a costituirsi parte civile

Per mesi abusa della badante

Per mesi abusa della badante dei genitori: arrestato 40enne ad Alba

Un altro caso di violenza tra le mura domestiche, consumato nel silenzio e nell’ombra, si è infranto contro la determinazione di una donna che ha trovato il coraggio di parlare. I carabinieri di Alba hanno arrestato un quarantenne pregiudicato, accusato di aver abusato sessualmente per mesi della badante che assisteva i suoi genitori anziani. L’uomo, già condannato in passato per violenza sessuale, è ora rinchiuso nel carcere delle Vallette di Torino con l’aggravante della recidiva specifica infraquinquennale.

Secondo le prime ricostruzioni, gli abusi si sarebbero protratti tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025. La vittima, una donna della stessa età dell’indagato, aveva ricevuto una formazione specializzata nell’assistenza domiciliare. Ogni giorno si recava presso l’abitazione della coppia di anziani per offrire loro cure e supporto. Ma all’interno di quella casa, dove la sua presenza doveva rappresentare protezione e sostegno, ha vissuto mesi di violenza brutale e reiterata.

La signora ha fatto molta fatica a denunciare, proprio in virtù del rapporto di affetto e rispetto verso gli anziani che accudiva”, ha spiegato l’avvocata Silvia Calzolaro, che la rappresenta. Il senso del dovere, il legame umano con la coppia e il timore di rompere un equilibrio fragile hanno rallentato la denuncia. Un ritardo che però non ha compromesso la gravità delle accuse, oggi supportate da una testimonianza raccolta in incidente probatorio.

Abusi sulla badante dei genitori

Nel frattempo, l’uomo, difeso da un legale di fiducia, ha negato ogni addebito durante l’interrogatorio di garanzia. Ma la procura procede con decisione, sostenuta anche dalla volontà dell’associazione “Mai + Sole” di costituirsi parte civile nell’eventuale giudizio. Una scelta che sottolinea l’importanza simbolica e sociale del caso: un’ennesima dimostrazione di come le dinamiche di potere e silenzio possano agire anche nei contesti più insospettabili, come l’assistenza domiciliare.

Questo caso riaccende anche i riflettori sulla condizione delle lavoratrici impiegate nell’assistenza alla persona, spesso isolate, precarie, vulnerabili. Donne che entrano in case altrui per prendersi cura, e che rischiano di diventare bersaglio proprio là dove dovrebbe esserci rispetto. La solitudine operativa, la fiducia richiesta dal lavoro e la mancanza di tutele adeguate rendono ancora più difficile denunciare.

Ora la giustizia dovrà fare il suo corso, ma il messaggio è già arrivato forte e chiaro: nessun abuso deve restare impunito, e nessuna donna deve sentirsi sola nel denunciare. A farlo comprendere è stata proprio la forza di una badante che ha rotto il silenzio. E con lei, oggi, si schiera una comunità che chiede verità, giustizia e rispetto.

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