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Cronaca
16 Aprile 2025 - 09:37
Nuovo colpo allo spaccio nel Canavese: padre e figlio arrestati con più di mezzo chilo di droga
È toccato al fiuto di Johny, un pastore tedesco in forza al Nucleo Cinofili di Volpiano, scoprire l’ennesimo deposito casalingo di sostanze stupefacenti in zona. Stavolta a Rivarolo Canavese, dove i Carabinieri – su delega della Procura per i Minorenni – hanno arrestato un diciassettenne e suo padre cinquantenne, trovati in possesso di oltre 600 grammi di hashish, 100 grammi di marijuana e 1430 euro in contanti, presumibilmente frutto dello spaccio.
Il blitz è scattato nella serata di venerdì. Non si tratta di un caso isolato. Solo venti giorni fa, sempre i militari della stazione di Rivarolo, avevano fatto irruzione in un’abitazione a Feletto, dove un altro padre e un altro figlio sono finiti nel mirino delle indagini. Lì i carabinieri – coadiuvati ancora dai Cinofili – avevano scoperto 156 grammi di cocaina e 16 grammi di hashish, già suddivisi in dosi, più 7.000 euro in contanti. Il padre, un cinquantenne, era stato arrestato. Il figlio, alla vista degli uomini in divisa, si era lanciato dal primo piano nel tentativo di fuga, rimediando una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale e per possesso di droga.
L'intervento dei Carabinieri
Il doppio caso accende i riflettori su un punto sensibile: la filiera familiare della droga, che nel basso Canavese sembra diventare un canale di trasmissione non solo genetica, ma anche criminale. Ad attirare l’attenzione degli inquirenti, non è solo la quantità di sostanza trovata, ma il contesto. In entrambi gli episodi, i figli vivevano e operavano fianco a fianco con i genitori, un dato che interroga le dinamiche educative e sociali del territorio.
L’indagine – ancora in fase preliminare – rientra in un più ampio sforzo investigativo della Procura Minorile e della Procura di Ivrea per monitorare i flussi di stupefacenti e i legami tra giovani e contesti familiari coinvolti. Il ricorso alle unità cinofile, sempre più frequente, si sta rivelando decisivo nel facilitare i sequestri. Johny, cane addestrato al riconoscimento degli odori, ha permesso in entrambi i casi una perquisizione mirata e veloce, evitando dispersione e manovre elusive.
Nonostante l’arresto, vige per gli indagati la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva. Ma l’allarme resta: il confine tra casa e laboratorio di spaccio si fa sempre più labile, e i figli – anche minori – finiscono spesso intrappolati in dinamiche più grandi di loro.
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