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Cronaca

Truffavano gli anziani del Canavese e si giocavano i loro soldi al casinò: in tre a processo

A dover rispondere sono tre persone: madre, figlio e un'operatrice socio assistenziale

Due gli anziani che hanno denunciato

Due gli anziani che hanno denunciato

Truffavano gli anziani facendogli credere di essere in attesa della una grossa eredità di uno zio morto in Calabria. E se non riuscivano a convincerli, gli estorcevano i soldi, fino a minacciare il suicidio. Poi, quei soldi se li andavano a giocare al Casinò. Un raggiro costato l'intero patrimonio di due anziani di Pont Canavese. Tra case e sostanze, sarebbe stato portato via loro circa un milione di euro.

E' partito oggi, davanti al Tribunale in composizione collegiale presieduto dalla giudice Stefania Cugge, il processo dibattimentale che vede imputato Francesco Gigliotti, accusato di riciclaggio. Un reato del quale hanno dovuto rispondere anche la madre, Angelina Principato e Ana Mirela Parvan che hanno già affrontato il processo con rito abbreviato. I reati contestati riguardano episodi avvenuti tra il 2011 e il 2019.  

Gigliotti, 29 anni, residente a Pont Canavese, difeso dall'avvocato Andrea Miletta, è stato l’unico tra i tre imputati a scegliere il rito ordinario. Le altre due imputate, Angelina Principato (madre di Gigliotti) e Ana Mirela Parvan, sono già state condannate con rito abbreviato rispettivamente a 3 anni e 4 mesi di reclusione e a 2 anni. Il Tribunale ha inoltre riconosciuto una provvisionale di 100mila euro ciascuno per le due vittime, Ezio Vittone e Pietro Bin, cognati e parti civili costituite in giudizio tramite l’avvocato Giuseppina Sollazzo. Il danno complessivo stimato supera il milione di euro.

Secondo la Procura, rappresentata dalla pm Valentina Bossi, Gigliotti avrebbe fatto parte di quella che l'accusa riteneva una vera e propria associazione per delinquere finalizzata a truffe, estorsioni e autoriciclaggio. Ma già durante l'udienza preliminare il reato di associazione a delinquere è caduto. Prescritte anche le accuse di truffa, riformulata quella di autoriciclaggio, Gigliotti dovrà rispondere di riciclaggio: "Per grave che sia il reato - precisa il suo difensore, l'avvocato Miletta - dovrà rispondere solo di questo e non delle altre accuse formulate inizialmente".

Secondo le accuse le vittime, principalmente anziani, venivano convinte a consegnare denaro e beni di valore con la falsa promessa di una cospicua eredità in arrivo da un parente deceduto in Calabria. In alcuni casi, il gruppo non esitava a usare violenza, minacce e, in circostanze eccezionali, espedienti estremi come la simulazione di suicidi per ottenere il denaro richiesto.

L'avvocata di parte civile, Giuseppina Sollazzo

Le somme estorte venivano poi reinvestite in beni immobili, autovetture e attività speculative, tra cui il gioco d’azzardo al Casinò di Saint Vincent. Tra i beni sequestrati preventivamente figurano due immobili a Pont Canavese intestati a Gigliotti e a Principato, tre autovetture per un valore complessivo di 18.500 euro, e denaro contante pari a 2.000 euro.

Le indagini erano iniziate nel gennaio 2020, condotte dai carabinieri della Stazione di Agliè con il supporto delle stazioni di Rivarolo Canavese, Cuorgnè e Pont Canavese. Il 5 marzo 2020, su ordine del Gip del Tribunale di Ivrea, erano stati eseguiti gli arresti di Angelina Principato, Ana Mirela Parvan e Francesco Gigliotti. Mentre Principato e Parvan erano state condotte in carcere, Gigliotti era stato posto agli arresti domiciliari.

Principato, madre di Gigliotti, considerata la mente del gruppo, avrebbe orchestrato le truffe insieme a Parvan, un’operatrice sociosanitaria con precedenti penali.

Durante l’udienza di giovedì 9 gennaio, si sono costituiti parte civile gli eredi dei due anziani, Ezio Vittone e Pietro Bin, tra di loro cognati, che vivevano nella stessa comunità di Pont Canavese, avevano consegnato al gruppo criminale ingenti somme di denaro sotto la promessa di una fantomatica eredità. Le testimonianze hanno messo in evidenza il modus operandi del gruppo, che si avvaleva di artifizi elaborati e di una manipolazione emotiva mirata a sfruttare la vulnerabilità delle vittime.

L’avvocato Giuseppina Sollazzo, legale delle parti civili, ha sottolineato l’impatto devastante delle azioni degli imputati sulle vite delle vittime: “Non si tratta solo di un danno economico, ma di un abuso di fiducia e di un profondo trauma emotivo.”

L'udienza è stata rinviata a causa di un impedimento dell’avvocato di Gigliotti, Andrea Miletta.

Il processo riprenderà nelle prossime settimane con l’audizione di ulteriori testimoni, tra cui gli inquirenti che hanno condotto le indagini. Il caso, che ha già portato a condanne significative, si avvia verso una fase cruciale. Gigliotti, unico imputato a scegliere il rito ordinario, rischia una pena più severa rispetto agli altri due complici già condannati.

La vicenda delle truffe agli anziani di Pont Canavese rappresenta un triste esempio di come la vulnerabilità possa essere sfruttata senza scrupoli. Con un danno stimato di oltre un milione di euro e tre imputati coinvolti, il caso continuerà a far discutere la comunità locale mentre la giustizia fa il suo corso.

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