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Cronaca
19 Novembre 2024 - 22:04
Accoltellamento
È accaduto tutto venerdì scorso, intorno alle 23, nel sottopassaggio tra il parcheggio di via Aldisio e via Arduino. Un luogo ormai noto ai residenti per essere il ritrovo di giovani che, tra alcol, musica ad alto volume e schiamazzi, hanno trasformato l’area in una zona franca.
Cirstean Cristi Ionela, 38 anni, come ogni sera, stava percorrendo quel tratto per raggiungere la moglie, impiegata in un ristorante del centro. Ma quella che per lui è una routine si è trasformata in un incubo.
Ad aspettarlo, un gruppo di ragazzi, probabilmente di origine marocchina, poco più che ventenni. “Perché passi di qui? Fermati!”, gli hanno intimato. Cristinel ha tirato dritto, ignorandoli, ma questa decisione gli è costata caro.

In tre gli si sono avventati addosso, con una brutalità che lascia senza parole. Uno ha urlato: “Ti taglio la gola”, un altro gli ha lanciato addosso una bottiglia di birra ancora piena. Poi sono partiti calci, pugni, e un’ulteriore escalation di violenza.
“Faccio quel tragitto tutte le sere. Se non ci sono loro, c’è qualcun altro. Quando mi hanno assalito, prima ho risposto, poi mi sono messo a correre”, ci racconta Cristinel, ancora scosso. Ma non è stato sufficiente. Altri due ragazzi, più giovani, lo hanno raggiunto e uno di loro lo ha colpito alle gambe.
“Pensavo fosse un’altra bottiglia di vetro...”, dice, ma era qualcosa di ben più pericoloso: un coltello.
Cristinel, con tutto il fiato che aveva a disposizione, è riuscito a scappare, dirigendosi verso il Borghetto, dove sapeva di poter trovare gente riunita per le iscrizioni presso la sede dei Tuchini.
“Non mi sono accorto subito della ferita. Mi sono fermato e ho visto una chiazza di sangue. Non sentivo dolore, sarà stata l’adrenalina”.
Ha chiamato i carabinieri, che sono intervenuti rapidamente insieme ai sanitari del 118.
E' poi stato trasportato in ospedale, dove gli sono stati applicati cinque punti alla gamba destra, a causa di una ferita profonda, e altri tre all’altra gamba.
Le indagini per l'identificazione degli aggressori sono in corso. Si spera nelle telecamere.
Quella di Cristinel non è un caso isolato. Negli ultimi tempi, Ivrea sembra caduta in una spirale di episodi violenti, sempre più simili a un copione di un film sul Bronx, ma tristemente reali.
Eppure, le Autorità continuano a parlare di percezione della sicurezza. Il Prefetto minimizza, il sindaco fa eco, ma i cittadini sanno bene che qui c’è poco da percepire e molto da temere.
Solo qualche giorno fa, mercoledì 30 ottobre, una tentata rapina ha scosso il tardo pomeriggio eporediese. Intorno alle 18, un’impiegata dell’Agenzia interinale Sinergie, in corso Vercelli 120, è stata aggredita mentre si dirigeva alla sua auto parcheggiata nel condominio alle spalle dell’ufficio. Un uomo, vestito di scuro e con il cappuccio alzato, l’ha sorpresa nel vialetto, cercando di strapparle la borsa. La donna ha opposto resistenza, gridando aiuto fino a mettere in fuga il suo aggressore, che è tornato di corsa su corso Vercelli.
E non finisce qui. In città si accumulano storie di furti, rapine e aggressioni: il portafoglio strappato a uno studente alla fermata dell’autobus, un anziano scaraventato a terra per rubargli la bici elettrica, due turiste indiane aggredite davanti ai servizi igienici della stazione. E come dimenticare le rapine a mano armata al titolare della vineria Da Nando sul lungodora o al Buffet della stazione di Adriano Vaglio?
La verità è che Ivrea, da tempo, non è più una città sicura. I cittadini lo sanno, lo vedono e lo vivono sulla propria pelle. La paura di uscire la sera è diventata la nuova normalità, e mentre i vertici istituzionali minimizzano, la situazione sembra ormai fuori controllo. Sindaco, Prefetto, chiunque abbia responsabilità: quanto ancora si deve aspettare prima di agire concretamente?
Forse è ora di smettere di parlare di percezioni e di affrontare la realtà. Perché la sicurezza non è un’opinione. È un diritto. E a Ivrea, questo diritto sembra essere stato dimenticato. Sindaco fai qualcosa!!!
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