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'Ndrangheta

Processo Platinum: le sentenze del Tribunale di Ivrea

Condannati i fratelli Mario e Giuseppe Vazzana, oltre al vigile urbano Busso. Una assoluzione. Risarcimenti per i Comuni di Chivasso e Volpiano

il ritorno della 'ndrangheta

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Sono arrivate poco fa le sentenze del tribunale di Ivrea per il processo Platinum.

Cinque condanne e una assoluzione: il giudice Stefania Cugge ha emesso le sentenze che mettono fine al primo grado di giudizio del procedimento contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel tessuto economico e sociale del Canavese, in particolare nelle città di Volpiano e Chivasso.

I fratelli Giuseppe e Mario Vazzana sono stati condannati per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso rispettivamente a 6 anni e 8 mesi di reclusione il primo, 6 anni e 11 mesi di carcere il secondo.

Paolo Busso, vigile del Comune di Volpiano, è stato condannato ad un anno di reclusione per il reato di abuso d’ufficio e per l’accesso abusivo del sistema telematico dell’anagrafe del Comune di Volpiano. 

L'inchiesta Platinum della Dia è del 2021

Antonio Agresta è stato condannato a 10 mesi di reclusione in continuazione con gli altri reati per cui è tuttora in carcere.

Domenico Aspromonte è stato condannato a 6 mesi di carcere per il reato di bancarotta mentre Domenico Spagnolo, accusato di estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, è stato assolto.

Il Comune di Volpiano, costituitosi parte civile con l’avvocato Giulio Calosso, riceverà un risarcimento di 10 mila euro dai fratelli Vazzana, 8 mila euro da Agresta e altri 8 mila euro da Busso.

Al Comune di Chivasso, che si è costituito nel procedimento con il legale Andrea Castelnuovo, il risarcimento riconosciuto è di 5 mila euro da parte di Giuseppe Vazzana.

"Giusto e corretto - commenta per il comune chivassese il legale Castelnuovo -. Il Comune ha partecipato volontariamente e sua sponte al processo Platinum, nonostante non ci fossero reati commessi sul proprio territorio. L'ha fatto perché è portabandiera dell’antimafia e voleva ribadire, con la presenza al processo quale parte civile, la propria posizione netta rispetto al fenomeno".

Le motivazioni delle sentenze entro 90 giorni.

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