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Cronaca
08 Marzo 2023 - 18:36
Sulla lapide di Giuseppina Arena a Montanaro oggi è stato posato un mazzo di mimose
Un mazzo di mimose. Quello che qualcuno ha posato oggi sulla sua lapide bianca al cimitero di Montanaro.
E quelli che le hanno posato, davanti all’uscio di casa e sulla panchina rossa del quartiere, gli amici di via Togliatti, tra cui il consigliere comunale Bruno Prestìa che viveva proprio sopra di lei.
Il mazzo di mimose che è stato messo oggi, 8 marzo 2023, sulla porta d'ingresso dell'alloggio di Giuseppina Arena in via Togliatti 66
Un pensiero. Quello che le ha dedicato Claudia Buo, consigliere comunale di Liberamente Democratici, su facebook: “8 marzo 2023. Per tutte quelle donne che non possono festeggiarlo non certo per una loro scelta”.
Giusy, vittima della violenza più efferata.
8 marzo 2023, festa della donna. O, meglio: giornata internazionale per celebrare la lotta per i diritti delle donne e la loro emancipazione sociale, economica e politica.
In questa giornata, a Chivasso, il pensiero non può non andare a Giuseppina Arena, la cantastorie di via Togliatti uccisa con tre colpi di pistola sparati in volto il 12 ottobre scorso, nel suo 52esimo compleanno, sotto il cavalcavia dell’alta velocità ferroviaria Torino-Milano, a Pratoregio.
Di lei ha parlato l’Italia intera per settimane: trasmissioni televisive, tg, giornali, cartacei e online. Sul suo omicidio oggi è calato il silenzio.
Dopo quasi cinque mesi di indagini condotte dagli investigatori del reparto operativo dei carabinieri di Torino, l’assassino è ancora in libertà.
E tra una mole non indifferente di indizi, che portano in più direzioni, non c’è una prova che possa incastrare il killer o i carnefici.
Sono trascorsi quasi 150 giorni e non solo è stata “cancellata”, praticamente rimossa, la scena del crimine, con tutti gli alberi del boschetto di Pratoregio abbattuti, ma anche la memoria di questa donna sta piano piano, settimana dopo settimana, svanendo.
Giusy cantava. Cantava la sua rabbia.
Gli abusi subiti, i figli strappati prima ancora che potesse abbracciarli. Cantava la sua storia. E se erano insulti erano contro quegli assistenti sociali che accusava di averle portato via l'amore più grande.
L'unico, probabilmente, della sua vita.
Al pian terreno di questo palazzone di via Togliatti le cui sfumature di grigio sembrano confondersi con un cielo di piombo, Giusy viveva da sola. Sola da oltre 20 anni.
Giuseppina Arena è stata uccisa nel giorno del suo 52esimo compleanno
"Da sempre" dicono i suoi vicini di casa. Nessun chiacchiericcio, intorno alla sua vita, nessun pettegolezzo. "Non abbiamo mai visto entrare un uomo - raccontava Laura Mosca all’indomani dell’omicidio -, né l'abbiamo mai vista in compagni di qualcuno".
Solo l'anziana mamma le faceva visita. E qualche volta il fratello Angelo.
Da quando poi la donna era morta, non si era più fatto vivo neppure il fratello. Giuseppina Arena era una donna socievole. Socievole ma molto riservata.
Qui al Borgo Sud Est sono tutti increduli.
"Giusy non avrebbe mai fatto del male ad una mosca. Era una donna buona". "Cantava, si è vero. Cantava la sua storia. Ma non dava nessun fastidio. Meglio una che canta che due che litigano...".
"In casa sua non faceva entrare nessuno - spiegava Ilahm che abita nelle finestre accanto a quelle dell'abitazione di Giusy Arena - Né lei entrava da nessuno di noi. Quando voleva fare due chiacchiere mi bussava dal vetro. Era una buona vicina. Vivo da sola con tre figli di 12, 14 e 16 anni. Se avevo bisogno di qualcosa al supermercato, lei andava a prendermelo. Spesso ci incontravamo alla Caritas dove ci davano i pacchi alimentari".
Quelle borse, Giusy, se le caricava in bici e le portava a Montanaro dove andava quasi tutti i giorni.
Anche il giorno in cui è stata uccisa.
”Mercoledì mattina l'ho vista andare alla Caritas a prendere le borse. Poi è andata via in bicicletta. Diceva di portarli ai suoi figli" spiegava la vicina.
Nel racconto di Giusy, quei due figli, una coppia di gemelli, maschio e femmina, avrebbero oggi 28 anni.
Così diceva quando raccontava la sua storia disgraziata.
Le mimose che i vicini di casa di Giuseppina Arena hanno messo questo pomeriggio, mercoledì 8 marzo, sulla panchina rossa di via Togliatti
La sua, una vita trascorsa in povertà, ma con una dignità che qui ha lasciato il segno.
"Non ha mai chiesto niente a nessuno. Era aiutata dal Comune, ma non era in carico ai servizi sociali che lei vedeva come il fumo negli occhi".
Ogni giorno, dal centro cottura dell'area industriale, dove vengono confezionati i pasti diretti alle scuole della città, partiva un box blu diretta a lei. Dentro, il pranzo e la cena. Quello del 12 ottobre è rimasta davanti alla porta di casa.
Gli unici compagni di vita di Giusy erano i suoi due cani e circa una decina di gatti, arrivati cucciolata dopo cucciolata. "Uno era molto vecchio - raccontava Antonio Viola, un vicino - un cagnone che ricordo da sempre. Era molto malandato. L'altra mattina ho incontrato Giusy e mi ha parlato proprio di lui, dicendomi che non ce la faceva più, ormai...".
La notte dell’omicidio è venuto il furgone del canile municipale a portarlo via.
Giusy è stata uccisa nel giorno del suo compleanno. Ma questo forse neppure il suo assassino lo sapeva. Per lei non ci sarebbero stati altri fiori, torte o candeline. Solo un giorno come tanti. Un giorno che chiude il cerchio della sua vita proprio nello stesso in cui era cominciata 52 anni fa.
Diverse le piste prese in esame dagli investigatori.
Inizialmente l’attenzione s’era concentrata sull’eredità non certo milionaria che Giusy aveva avuto un paio d’anni fa dopo la morte dell’anziana madre Angela Li Sacchi: la casa di Montanaro, i buoni postali e quel conto di depositato all’Ufficio Postale di Chivasso e mai attinto dagli eredi, cioè da Giusy o da suo fratello.
Un “tesoretto” che resta sullo sfondo di questa storia criminale.
Questa pista, la più calda nei primi giorni dopo l'omicidio, è venuta meno dopo verifiche di carattere scientifico-investigativo e altre di natura finanziaria.
Poi c’è il mistero riguardo la vita privata della cantastorie, di quell’uomo più volte notato in compagnia di Giusy e la cui identità resta, almeno allo stato dei fatti, sconosciuta.
I rilievi dei carabinieri nell'appartamento della vittima
L’identikit è generico e riferisce di una persona tra i trenta e i quarant’anni spesso vista alla guida di un’utilitaria scura. Una volta indossava un giubbotto di pelle, un’altra un cappotto blu o nero.
Ma nessuno ha ancora capito chi fosse.
Quel che è certo, lo documentano numerosi verbali che i carabinieri hanno redatto ascoltando molti testimoni, è che la cantastorie non avrebbe fatto mistero sull’eredità ricevuta dalla madre.
Un chiacchiericcio che potrebbe aver convinto qualcuno a ritenere che il denaro fosse nascosto nel piccolo appartamento dove viveva in via Togliatti 66, da quasi 15 anni.
Per mettere le mani su quei soldi, la donna potrebbe essere stata irretita in un tranello, presentandosi in frazione Pratoregio dove poi è stata ammazzata.
Contemporaneamente, un complice dell’assassino potrebbe essere penetrato nella casa, cercando, ma non trovando il “tesoro della cantastorie”.
Ipotesi, tra le ipotesi.
Come quello di un testimone oculare che avrebbe riferito di aver visto Giusy camminare di fianco ad un uomo in direzione Montanaro, mentre spingeva la sua bicicletta, verso il luogo dove è poi stata uccisa, all’ora di pranzo del 12 ottobre scorso.
E' lo stesso uomo con cui Giusy era stata vista nel quartiere nelle settimane precedenti il delitto?
E poi le lettere anonime, una trovata a casa della vittima, che sembrano voler indirizzare i sospetti in una direzione precisa, quanto sono attendibili?
“Abbiamo ritinteggiato la panchina di via Togliatti, con un pensiero particolare alla vittima di un efferato omicidio, che proprio qui viveva, Giusy Arena, cui dedicheremo la panchina”.
Con un post su facebook e un’immagine che lo ritrae intento a ritinteggiare di rosso una panchina del Borgo Sud Est, il consigliere comunale Bruno Prestìa annunciava qualche mese fa l’intenzione di voler simbolicamente dedicare una panchina tra i palazzi di via Togliatti a Giusy.
Era novembre e l’annuncio avvenne in corrispondenza delle tante iniziative del Comune per dire “No alla violenza sulle donne”.
Da allora la panchina è stata ritinteggiata, ma l’intitolazione non è mai avvenuta.
La panchina ritinteggiata a novembre e che il Borgo Sud Est vorrebbe dedicare a Giuseppina Arena
“Dal Comune avrebbero dovuto darci il materiale per finire il lavoro e per intitolare tutte le panchine rosse della città. Non è ancora arrivato nulla...”, fa sapere e allarga le braccia Prestìa.
Buon 8 marzo 2023, buona festa della donna.
La panchina rossa dove i vicini di casa di via Togliatti oggi hanno posato le mimose
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