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TORINO. Seta: processo a Corgiat. E tante grazie ai chivassesi

TORINO. Seta: processo a Corgiat. E tante grazie ai chivassesi

Aldo Corgiat

Aldo Corgiat, l’ex sindaco di Settimo accusato d’aver “truschinato” intorno al bando di gara per la vendita del 49 per cento di Seta assolto perché il fatto non sussiste. Non c’è nulla. Niente di niente. Neanche un centesimo raccolto da terra e messo in tasca per sbaglio davanti ad una telecamera di sorveglianza. Lo avevamo già scritto in tutte le salse. Ci siamo schierati in tempi non sospetti. Abbiamo seguito la vicenda giudiziaria minuto per minuto. E sarebbe inutile star qui a dire che noi della sua innocenza siamo sempre stati convinti non fosse che ci si dovrebbe chiedere perché un giornale locale decide di schierarsi fin dall’inizio, a prescindere dall’eventuale giudizio dei magistrati. E il perché sta tutto in una conoscenza vera degli uomini che vivono il territorio, lo amministrano, lo guidano. E il perché sta tutto in quei “si dice e non si dice” che in questo caso non esistevano, nonostante l’innegabile leadership che Settimo s’era conquistata a nord di Torino nel periodo in cui a governare la città c’era proprio Corgiat. Da Cavagnolo, Borgaro, Brusasco, Gassino, un coro unanime di solidarietà. Ora delle due l’una. O Corgiat era stato così bravo a convincerci tutti, noi della stampa e i sindaci del circondario. Oppure la Procura di Torino aveva preso un granchio grosso come una casa. E infatti aveva preso un granchio, costato decine di migliaia di euro di intercettazioni, uomini impegnati nelle indagini e chissà quante altre perdite di tempo. La domanda è. Come può succedere tutto questo quando non c’è nulla, ma proprio nulla che ti possa far pensare del contrario? Come può accadere che un Procuratore, in questo caso Padalino, possa prendere un uomo, distruggergli la vita, sputtanarlo sui giornali, rovinarlo politicamente (anche se ci va ben altro per rovinare Corgiat) facendogli vivere le ore più brutte della sua vita senza una motivazione che stia in piedi che sia una? A questa domanda esiste una risposta e molto han fatto gli amministratori di Chivasso, quelli passati e quelli di oggi. Al contrario di Corgiat stiamo parlando di uomini che non conoscevano il territorio, non avevano rapporti con altre amministrazioni e si sono messi a governare con la fotta di un vigile urbano quando va a caccia di venditori di rose extracomunitari, perché la “legalità è legalità”. Sono stati loro ad argomentare il castello accusatorio, fornendo alla Procura una relazione firmata dal dirigente comunale Roberta Colavitto. E sono stati loro, in più occasioni pubbliche, a insinuare il sospetto che Settimo governasse e avesse governato la partita dei rifiuti in modo non trasparente. Una ragnatela tutta politica, tutta interna al Partito Democratico, costruita ai tempi in cui Gianluca Vitale sedeva al primo piano del palazzo municipale chivassese con la delega all’ecologia, continuata con l’agente della Procura Gianluca Vitale ex assessore all’ecologia di Chivasso, infine portata avanti con le accuse dell’attuale vicesindaco Massimo Corcione e del sindaco Libero Ciuffreda in seno all’assemblea del Consorzio di bacino 16. E vabbè...  

Il retroscena: Corgiat, Esposito, Ciuffreda e  i rapporti con Colucci

  “Corgiat è stato assolto? Ho sempre creduto che fosse innocente, sono contento che sia finita così”. L'ha detto Stefano Esposito quando la sentenza Seta era di dominio pubblico da pochi minuti. Ma che c'entra il senatore del Pd con questa vicenda? E’ perchè chiedere un commento proprio a lui? C'entra, c’entra, non foss’altro che il suo nome l’ha tirato fuori il pm Andrea Padalino nella sua requisitoria. Per l’esattezza compare in un'intercettazione in cui Esposito parla con Corgiat della vendita del 49 per cento di Seta, ma anche di Pietro Colucci, presidente e amministratore di Sostenya e di Kinexia, azionista di riferimento di Waste Italia, cioè  il colosso nel ramo dei rifiuti proprietario, tra gli altri, dell’impianto di discarica di Chivasso. Pare che in un primo momento si fosse dichiarato interessato ad acquistare Seta per poi tirarsi indietro. Nella telefonata Esposito si rammarica di questo “... perchè Colucci è un imprenditore serio”, un “buon pagatore della politica”. E su queste frasi la Procura ha costruito il suo castello accusatorio, sostenendo che Corgiat mirasse a rallentare illecitamente la gara per consentire proprio a Colucci di parteciparvi. Una tesi smentita dallo stesso Esposito che, intervistato dal nostro giornale, ha precisato che la frase “buon pagatore della politica” si riferiva ai finanziamenti – tutti rendicontati – a varie fondazioni di Green economy riconducibili a soggetti di orientamento bipartisan. “Questo processo è un regolamento di conti con Chivasso” aveva poi aggiunto Esposito. Il vero è che ad essere in ottimi rapporti con Colucci, negli ultimi due anni, cioè da quando si è cominciato a parlare di un ennesimo ampliamento della discarica di Chivasso da 800 mila metri cubi, non era tanto Corgiat quanto piuttosto l'amministrazione chivassese da cui pare sia partita l’inchiesta. Corgiat, per sua stessa ammissione, trattava con Iren.  Per inciso. Alla fine in Seta, Colucci ci è entrato. Tramite Smc, la società che gestisce la discarica di Chivasso. Urgono chiarimenti. Tanto per cominciare perchè mai la Procura non abbia sentito l’esigenza di chiamare sul banco dei testimoni Stefano Esposito e Pietro Colucci. Non è escluso che i chiarimenti li chieda lo stesso Corgiat.  
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