Stefano Esposito, senatore Pd e presidente di Seta fino al 2008, il pm Padalino ha parlato di un'intercettazione del 2013 fra lei e Aldo Corgiat in cui entrambi avreste caldeggiato l'ingresso dell'imprenditore Pietro Colucci in Seta, definendolo “un imprenditore serio” e “un buon pagatore della politica”. Un commento? “Non ricordo l'intercettazione, ma posso dire che io auspicavo il coinvolgimento di Colucci già nel 2007 quando per la prima volta promossi una gara per la cessione delle quote di Seta ai privati. Colucci lo conosco benissimo, è persona perbene che io stimo. È un imprenditore serio. All'epoca io speravo vincesse Colucci, che peraltro di Seta era già partner. Purtroppo l'assemblea dei sindaci non acconsentì alla vendita per logiche pubblicistiche. Quello fu un errore. Da lì in avanti Seta non l'ha più voluta nessuno”. Che significa “buon pagatore della politica”? “Non c'è nulla di occulto. Lo sanno tutti: Colucci finanza “in chiaro” la Fondazione di Edo Ronchi, quella di Ermete Realacci (rispettivamente ex senatore e deputato Pd attivi nel settore green economy, ndr) e un'altra Fondazione di centrodestra di cui non ricordo il nome”. Il pm ha specificato che nell'intercettazione lei precisa a Corgiat che “noi da Colucci di soldi non abbiamo mai visti”. “Certamente. Se il pm mi chiamerà glielo spiegherò anche a lui. Quella mi sembra una frase buttata lì e decontestualizzata. Del resto se Padalino avesse ritenuto che ci fosse del marcio io e Colucci saremmo stati indagati”. Che opinione si è fatto del processo? “È stranissimo. Per come conosco Corgiat, l'ipotesi che turbi un'asta mi pare forzata. Il vero problema è che in Seta non ci voleva entrare nessuno. Neanche Colucci, dopo il 2008”. Secondo la Procura la società sarebbe stata gestita malissimo per colpa della politica: i Comuni avrebbero creato un buco evitando di riscuotere le tasse per non perdere il consenso. “E perchè pensa che i Comuni abbiano stoppato la vendita nel 2008? Perchè poi il socio privato ovviamente avrebbe insistito per recuperato i crediti… Non si poteva andare avanti con quella gestione. Fu quello l'errore di Aldo: lui era d'accordo a cedere le quote a un privato, ma non si impose con i piccoli comuni. Penso che i pm avrebbero bisogno di un quadro complessivo che chiarisse come si è arrivati alla crisi di Seta. Non sono stato chiamato in aula, forse perchè la Procura non aveva interesse a dare una lettura che contraddicesse il suo impianto accusatorio. Quello che non ho mai capito è perchè Corgiat non mi abbia chiamato a testimoniare”. Probabilmente lo farà in secondo grado, si aspetta di essere coinvolto? “Sono a disposizione della Procura e delle difese. Non sono minimamente preoccupato”. L'indagine, ormai è chiaro, è nata dall'ex vicesindaco di Chivasso, Gianluca Vitale. Lei che ne pensa di questa vicenda? “Lo dissi già all'inizio: si trattava di un regolamento di conti partito da Chivasso. La trovo una cosa abbastanza... mi lasci dire, quando c'ero io, Chivasso era uno dei comuni peggiori, uno di quelli che non pagava mai. Non credo che l'accusa ad Aldo stia in piedi. Lui ha cercato faticosamente di far partecipare dei soggetti alla gara, ma non per truccarla”.
lorenzobernardi@giornalelavoce.it
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