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La letterina che fa male, Littizzetto spara su tutti e non chiede scusa (VIDEO)

Da Babbo Natale ai leader mondiali, nessun bersaglio è vietato

Luciana Littizzetto

Luciana Littizzetto

La letterina di Natale di Luciana Littizzetto si trasforma ancora una volta in un monologo satirico capace di mescolare ironia feroce, politica internazionale e appelli civili. Nell’ultima puntata di “Che tempo che fa”, in onda sul Nove, la comica torinese ha indirizzato il suo testo natalizio a Babbo Natale, dando vita a un’invettiva che non risparmia nessuno e che si chiude con un appello per la liberazione di Alberto Trentini.

L’apertura è affidata a un’immagine surreale e irriverente: «Caro Babbo Natale dagli occhi spaccanti, supremo corriere Amazon, Freciarossa dei cieli». Da lì, la lettera prende subito una piega politica, con un riferimento diretto ai recenti casi che hanno fatto discutere l’opinione pubblica: «Deve essere faticoso volare tutta la notte alla tua età, meriteresti che il governo ti offra un volo di Stato come ad Almasri. Ma purtroppo su di te non pende un mandato di cattura internazionale. Ti sconsiglio l’uso delle Fs, arriveresti a Pasqua 2027».

La satira colpisce poi i grandi protagonisti della scena internazionale e nazionale. «Caro Babbo, più rosso del bilancio di Stellantis, quest’anno a Trump regala un neurone, si sentirà solo sotto il tupè: magari l’anno prossima smetterà di insultare donne e giornalisti, e vincerà il Nobel non per la Pace ma per la Brace». Non manca Vladimir Putin, citato con un riferimento diretto alle sue dichiarazioni: «Putin ha detto che i leader Ue sono maiali, quindi il cotechino non gli serve».

Il bersaglio si sposta poi sulle istituzioni italiane. «Preserva Mattarella, che dopo di lui ci toccherebbe un La Russa», dice Littizzetto, prima di rivolgere un pensiero a Papa Francesco: «Regala una notte tranquilla al Papa, così che non debba trascorrerla a giocare a burraco online e a fare corsi di lingua sul cellulare». A Giorgia Meloni dedica una stoccata tagliente: «A Meloni regala invece una vacanza, magari nei centri in Albania, così fun-zio-ne-ran-no». E ancora: «E proteggi Orietta Berti, ora che ha scoperto il gin tonic».

Non vengono risparmiati nemmeno Antonio Tajani e Matteo Salvini. «Dona a Tajani una conferenza stampa in cui Pier Silvio non lo licenzi davanti a tutti», mentre al leader leghista augura «una Corte dei conti che non sappia contare, così potrà fare il suo Ponte». La letterina continua a colpire a raffica: «Porta al museo del Louvre una password sicura che non sia “Louvre”: ti suggerisco “bidet”. Porta a Elly Schlein un biglietto per la Patagonia di sola andata, a Landini invece una tonsilla di riserva».

Il tono cambia quando Littizzetto affronta i temi della guerra e dei diritti umani. «A Gaza una pace vera, non quella siglata dai potenti: e all’Ucraina un 2026 senza bombe e politici che comprano cessi d’oro». Poi l’appello che esce dalla satira e diventa esplicitamente civile: «E un volo ad Alberto Trentini, così che possa uscire dalla prigione in cui è rinchiuso senza aver fatto niente».

La chiusura è affidata a un momento di nostalgia televisiva, con un riferimento a Peppe Vessicchio e al libro che avrebbe dovuto presentare: «Mozart, protagonista del libro, ha fatto della musica il suo gioco preferito, un po’ come hai fatto tu, che entravi sornione sul palco col sorriso sotto i baffi e la bacchetta magica, più magica di quella di Harry Potter. Le luci si abbassavano e una voce recitava “Dirige l’orchestra il maestro Peppe Vessicchio”. Una frase che mi mancherà tantissimo».

Ancora una volta, la letterina di Natale di Luciana Littizzetto si conferma uno degli appuntamenti più attesi delle Feste televisive: una satira che diverte, provoca e, tra una risata e una stoccata, lascia spazio anche a messaggi che vanno oltre lo spettacolo.

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