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Askatasuna, la rabbia spacca le vetrine e colpisce chi lavora

Cna Piemonte denuncia la violenza e difende imprese e lavoratori finiti nel mirino

Askatasuna, la rabbia spacca le vetrine e colpisce chi lavora

Askatasuna, la rabbia spacca le vetrine e colpisce chi lavora

La violenza esplosa a Torino durante l’ultima manifestazione pro-Askatasuna di ieri non è solo una questione di ordine pubblico. È, prima di tutto, un colpo diretto al tessuto produttivo della città, fatto di piccole imprese, artigiani, negozi di quartiere e famiglie che vivono del proprio lavoro. A dirlo senza giri di parole è Cna Piemonte, che prende posizione dopo le ore di tensione e devastazione vissute nel capoluogo.

«Quanto accaduto ieri a Torino è motivo di grande preoccupazione», afferma il presidente regionale Giovanni Genovesio, condannando «senza esitazioni ogni forma di violenza» e manifestando la vicinanza dell’associazione alle attività economiche danneggiate o costrette a vivere momenti di paura. Il messaggio è netto: quando una protesta degenera, a pagare non sono simboli astratti ma persone reali.

Le immagini delle ultime ore parlano da sole: vetrine infrante, serrande divelte, strade trasformate in scenari di devastazione. Un colpo durissimo per un sistema di piccole e medie imprese che già opera, sottolinea Cna, in un contesto segnato da difficoltà economiche, aumento dei costi e margini sempre più ridotti. «Colpiscono profondamente un tessuto produttivo che ogni giorno lavora con responsabilità per garantire servizi, occupazione e un vero presidio sociale nei quartieri», si legge nella nota dell’associazione.

Giovanni Genovesio è il nuovo Presidente di CNA Piemonte

Giovanni Genovesio

Il punto centrale, per Cna Piemonte, è politico e culturale insieme. Le imprese non sono bersagli, non hanno responsabilità dirette nei conflitti sociali né nelle tensioni che attraversano la società. Trasformarle in obiettivi significa scaricare la rabbia su chi non ha colpe e rischia, in pochi minuti, di vedere compromesso il lavoro di anni. È un prezzo che, secondo Genovesio, non può e non deve essere accettato.

Il dissenso, ribadisce l’associazione degli artigiani, è legittimo e necessario in una democrazia. Ma «può e deve trovare espressione nel confronto civile, mai nella distruzione del lavoro altrui». Una linea di confine che, quando viene superata, lascia ferite che vanno ben oltre i danni materiali: fiducia spezzata, paura diffusa, senso di insicurezza che pesa su interi quartieri.

La presa di posizione di Cna Piemonte arriva mentre la città fa i conti con le conseguenze degli scontri e con la conta dei danni. Ed è anche un avvertimento: ogni episodio di violenza contro le attività economiche non colpisce solo un’insegna o una serranda, ma indebolisce l’intero equilibrio urbano, fatto di lavoro quotidiano, relazioni e coesione sociale. In gioco non c’è solo l’ordine pubblico, ma il diritto di lavorare senza paura.

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