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La carica dei nove. Il Csm rafforza il Tribunale di Ivrea: ecco chi sono i nuovi magistrati

Sette giudici e due pm sono arrivati nella sede eporediese: organici quasi al completo, ma restano le carenze di personale amministrativo e il nodo della maxi aula per i grandi processi

I nove magistrati assegnati alla sede di Ivrea

I nove magistrati assegnati alla sede di Ivrea

Il Tribunale di Ivrea torna a respirare. Dopo anni di emergenze, sezioni dimezzate e collegi difficili da formare, il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di intervenire in modo deciso, destinando nove nuovi magistrati agli uffici giudiziari eporediesi: sette giudici (quattro al civile e tre al penale) e due sostituti procuratori. Una scelta che non nasce dal caso, ma da una consapevolezza maturata nel tempo: Ivrea non è più un piccolo presidio di provincia, ma una sede giudiziaria che serve oggi oltre mezzo milione di cittadini, più del triplo rispetto al bacino originario di competenza di appena dieci anni fa.

È un passo importante, che molti in città e negli ambienti giudiziari leggono come un segnale forte del Csm, definito da qualcuno «più attento alle esigenze reali dei territori di quanto non lo sia il ministero della Giustizia». Perché se da un lato arrivano nuove toghe a garantire continuità e funzionalità degli uffici, dall’altro resta un problema strutturale che frena ogni progresso: le piante organiche del personale amministrativo, ferme al 2014, quando la riforma giudiziaria ridisegnò la geografia dei tribunali.

Da allora, tutto è cambiato tranne i numeri. Gli uffici di Ivrea, che un tempo servivano circa 150mila abitanti, oggi ne coprono oltre 515mila, ma i dipendenti amministrativi restano meno della metà di quelli previsti. Appena il 45% dei 66 posti in organico è coperto, e la percentuale sale al 58% di carenze se si considerano anche le assenze prolungate e le applicazioni temporanee. La situazione è analoga in procura, dove manca ancora una figura apicale fondamentale come il direttore amministrativo.

Eppure, sul fronte dei magistrati, la differenza si vede. A febbraio 2025 la sezione penale era arrivata al limite della paralisi: solo due giudici al dibattimento, impossibilitati a formare i collegi previsti per i processi più gravi. Oggi, invece, l’aria è cambiata. La sezione penale andrà finalmente a pieno organico grazie all’arrivo dei nuovi magistrati: Marta Negroni, Andrea Matteoni e Matilde Vitali, che si uniranno ai giudici già in servizio. Al gruppo delle udienze preliminari si aggiunge anche Edoardo Scanavino, che affiancherà i tre Gup già presenti.

Sul fronte civile, il completamento dell’organico è ormai questione di settimane. Sono in arrivo Stefano Scaglia, Veronica Maria Di Giovanni, Aldo Di Dario e Alessia Carrera. Se non ci saranno nuove defezioni, entro la metà del 2025 anche la sezione civile sarà al completo, raggiungendo un equilibrio che a Ivrea mancava da anni.

Resta, tuttavia, l’alto turn over dei magistrati di prima nomina, che arrivano a Ivrea per poi chiedere, dopo pochi anni, il trasferimento a Torino o in altre sedi più grandi. È un flusso continuo, che rende il lavoro di formazione e stabilizzazione più complesso e costringe i vertici degli uffici a una gestione costante delle sostituzioni.

Alla Procura della Repubblica, guidata dalla procuratrice capo Gabriella Viglione, gli arrivi di Raffaele Battipaglia e Debora Rinaudo compensano le uscite di Daniele Piergianni, trasferito ad Alessandria, e di un’altra pm assente per lungo periodo. Il numero complessivo dei sostituti resta dunque stabile: nove magistrati effettivi su undici in pianta organica.

Nel suo intervento durante la cerimonia di accoglienza dei nuovi arrivati, la procuratrice Viglione ha voluto sottolineare l’importanza della credibilità dei magistrati in un momento storico delicato, segnato da tensioni sociali e da un dibattito acceso sul ruolo della giustizia. «La credibilità si costruisce ogni giorno – ha detto – attraverso il rigore, la competenza e il rispetto per i cittadini».

La presidente del tribunale, Antonia Mussa, ha invece richiamato il senso di servizio alla collettività, definendo il lavoro dei giudici «un atto di responsabilità civile prima ancora che professionale». Concetti ripresi anche dalla presidente della sezione penale Stefania Cugge, che ha invitato i nuovi colleghi a «tenere viva la dimensione umana del giudizio, perché dietro ogni fascicolo ci sono persone, storie e conseguenze reali».

Un messaggio di benvenuto è arrivato anche dalla presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, Patrizia Lepore, che ha auspicato «una collaborazione costante e leale tra magistratura e avvocatura, per garantire una giustizia più rapida e vicina ai cittadini».

La presidente del Tribunale, Antonia Mussa

Patrizia Lepore, presidente Ordine degli Avvocati di Ivrea e la procuratrice Gabriella Viglione (a destra)

Mentre la macchina giudiziaria ritrova gradualmente il suo equilibrio interno, restano aperte le questioni infrastrutturali. Il tribunale attende ancora la realizzazione della nuova maxi aula, indispensabile per ospitare i grandi processi che si profilano all’orizzonte, come quelli per la strage ferroviaria di Brandizzo e per le presunte irregolarità nella gestione dell’Asl To4.

La Regione Piemonte ha già stanziato 500mila euro per l’opera, ma l’iter sembra essersi arenato. «Il progetto esecutivo esiste, le risorse pure – spiegano fonti giudiziarie – ora tocca al ministero cogliere l’occasione e completare un’infrastruttura di cui si parla da troppo tempo».

Perché se il Csm ha fatto la sua parte, comprendendo l’urgenza di rafforzare un presidio di legalità cruciale per tutto il Canavese, ora la sfida si sposta sul governo centrale. Servono investimenti in personale, tecnologia e spazi, per evitare che le aule piene di processi si svuotino di efficienza.

Ivrea, oggi, è un laboratorio di giustizia di provincia che guarda al futuro: un tribunale che sta tornando a pieno organico grazie all’impegno del Csm, ma che continua a vivere tra luci e ombre, tra entusiasmo e carenze croniche. E che chiede, con voce ferma ma costruttiva, una sola cosa: che lo Stato accompagni con coerenza un percorso che non può più essere lasciato a metà.

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