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18 Dicembre 2025 - 14:56
Il Vangelo entra in Consiglio comunale a Chivasso: chiude il dormitorio, Buo cita Matteo
«Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?»
La citazione evangelica scelta da Claudia Buo in apertura del Consiglio comunale di mercoledì sera non è rimasta sospesa nell’aria come un richiamo morale astratto. È caduta dentro una discussione che, in realtà, discussione non è stata.
Il Consiglio comunale di mercoledì sera non ha infatti discusso la chiusura del dormitorio. L’ha registrata. Nessun dibattito, nessuna replica, nessuna presa di posizione della maggioranza né del sindaco Claudio Castello. Solo una comunicazione in apertura di seduta della consigliera di Liberamente Democratici. E un silenzio che, per una scelta di questo peso, finisce per dire molto.
«Ci saremmo aspettati da parte sua, signor sindaco, una comunicazione in merito alla scelta di chiudere il dormitorio, ma per l’ennesima volta ha scelto il silenzio», ha esordito Buo. Poi ha ricostruito i passaggi amministrativi, senza alzare la voce ma senza sconti: «La chiusura era già scritta nei vostri atti da inizio anno, nel bilancio e nel DUP, dove i fondi venivano dimezzati per il 2025 per poi azzerarsi dal 2026». Una decisione progressiva, dunque, non improvvisa. Una traiettoria chiara, accompagnata da una convenzione in scadenza a giugno e da «un breve rinnovo solo per tirare avanti fino ad oggi».

Claudia Buo del gruppo Liberamente Democratici
Il punto non è solo contabile. È politico. «Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il 31 dicembre si spegneranno le luci e dal primo gennaio chi oggi non ha una casa tornerà letteralmente a dormire in strada», ha detto Buo. E ha ricordato come, nei mesi successivi alle prime contestazioni, il messaggio pubblico dell’amministrazione fosse stato un altro: «Ci avete raccontato l’opposto: “non lo chiudiamo”, “lo miglioreremo”, “lo amplieremo”». Promesse che includevano un dormitorio più inclusivo, aperto anche alle donne e a chi ha un animale. «Ma le parole sono rimaste parole. I fatti dicono altro».
È su questo scarto tra parole e fatti che la consigliera ha scelto di chiamare in causa il Vangelo. «Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?» (Mt 7,16).
Una citazione che non introduce una valutazione ideologica, ma un criterio di giudizio: guardare agli esiti, non alle dichiarazioni.
Ed è qui che nasce una perplessità difficile da aggirare. Non tanto sulla legittimità amministrativa della scelta quanto sulla sua coerenza politica. Perché a prendere questa decisione non è una giunta di destra che rivendica una linea securitaria o restrittiva. È un’amministrazione che si definisce e si presenta come di sinistra, che richiama valori di inclusione, solidarietà, attenzione agli ultimi.
La domanda, allora, non è se la chiusura del dormitorio sia tecnicamente motivata. La domanda è se sia culturalmente compatibile con l’identità politica che questa maggioranza rivendica. Perché chiudere un servizio essenziale per chi non ha alternative — senza aprire un confronto pubblico, senza una comunicazione politica esplicita — assomiglia più a una scelta di contenimento, di arretramento, che a una politica sociale espansiva.
Non è una questione di etichette. È una questione di coerenza. «I frutti della vostra amministrazione anche su questo tema sono molto chiari», ha concluso Buo. «Chiudete la porta agli ultimi». Parole dure, che restano agli atti. Come resta agli atti il silenzio di chi governa.
Forse è proprio questo il nodo emerso mercoledì sera: non sapere più se a Chivasso si stia assistendo a una scelta temporanea dettata dalle risorse, o a un cambio di paradigma. Se sia un incidente di percorso o l’indizio di una trasformazione più profonda.
Un’amministrazione che si dice di sinistra può permettersi scelte che appaiono, nei fatti, più vicine a una cultura politica di destra?
O forse non è stata l'amministrazione comunale a portarsi via il dormitorio, ma qualcun altro...
«Siamo quasi a Natale - ha esordito nelle sue comunicazioni il consigliere di Per Chivasso Bruno Prestìa -, ma a Chivasso, il famoso Babbo non è passato a portare doni. Nella nostra città è arrivato invece il più ombroso Gringh, cupo e dispettoso.
Con se ha portato i “suoi” doni, che proprio regali veri e propri non lo sono affatto. Difatti, saltellando qua e là per la città, ci lasciato in dono due nuove ZTL scolastiche oltre a quelle già contestate in questa sede, (magari anche queste due nuove zone porteranno nelle casse del comune, migliaia o decina di migliaia di euro al giorno)... Ha anche deciso di sottrarre un tetto ai più bisogno, portandosi via il dormitorio cittadino. E qualche notte fa, forse in previsione di quello che sarà tra qualche giorno, c'era chi, in pieno centro, accendeva un bel falò, in quel di piazza Carletti. Chissà, forse faceva le prove per scaldarsi in previsione di quando non ci sarà più quel tetto sopra la testa e quel letto caldo su cui dormire...»
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