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Napoli-Milan, altro che Supercoppa: a Riad si gioca con i nervi scoperti e la paura di crollare

A Riad va in scena una semifinale che vale molto più di un trofeo: Conte e Allegri con il cuore a mille, l’Inter osserva e sorride

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Napoli-Milan, altro che Supercoppa: a Riad si gioca con i nervi scoperti e la paura di crollare

Altro che esibizione dorata. Napoli-Milan, semifinale di Supercoppa, è una partita che pesa come un macigno, anche se si gioca lontano dall’Italia e sotto le luci abbaglianti di Riad. In palio non c’è soltanto il primo titolo stagionale, ma una buona dose di fiducia, quella che negli ultimi giorni entrambe le squadre hanno smarrito strada facendo, lasciando all’Inter il ruolo di regina solitaria del campionato.

Gli azzurri arrivano con più dubbi che certezze. La sconfitta di Udine ha fatto male, molto più di quanto racconti l’1-0 finale. È stato un crollo vero, il secondo consecutivo dopo il tonfo contro Mourinho e il Benfica. Fuori casa il Napoli di Antonio Conte sembra perdere superpoteri: sette sconfitte esterne sono un campanello che ormai suona a volume altissimo. Senza la spinta del pubblico, la squadra si spegne, si accartoccia, smarrisce quel furore che è il marchio di fabbrica del suo allenatore.

La sensazione è che la crisetta, data per superata, fosse solo in pausa. In Portogallo e in Friuli il Napoli è apparso spento, lento, poco feroce. Il ritorno di Lobotka porta ossigeno a un centrocampo che ne aveva disperato bisogno, ma non basta. Serve uno scatto mentale, una scossa che riaccenda meccanismi e brillantezza. Conte lo sa, e stasera chiederà ai suoi una prova di maturità: meno calcoli, più rabbia.

Dall’altra parte c’è un Milan che non se la passa meglio, anche se il volto è quello di chi è abituato a sopravvivere nelle difficoltà. Massimiliano Allegri è sbarcato in Arabia senza sorrisi: l’attacco è depotenziato, Leao non è al meglio, Modric e Rabiot sembrano avere le gambe pesanti. Max, come spesso gli capita, ha portato il Diavolo oltre i propri limiti, ma ora chiede un altro sforzo, in attesa che il mercato faccia il suo corso e che arrivi qualcuno – Fullkrug in primis – a dare peso davanti.

Il Milan ha un dato che conforta: negli scontri diretti non ha quasi mai fallito. Però le crepe difensive viste contro Torino e Sassuolo, con quattro gol incassati, raccontano di una squadra che ha perso equilibrio e compattezza. Allegri lo sa, e preparerà una partita sporca, nervosa, fatta di dettagli e di errori da sfruttare.

Ed è proprio qui che si giocherà la semifinale: sul filo dei nervi. Napoli e Milan arrivano entrambe con il cuore in allarme, consapevoli che perdere significherebbe tornare a casa con la testa piena di domande. Vincere, invece, può rimettere tutto in moto. Perché vincere aiuta a vincere, non è solo una frase fatta, ed è una verità che in spogliatoio pesa più di qualsiasi schema.

Chi passerà il turno troverà non solo una finale, ma anche energie nuove per tornare a caccia dell’Inter e dello scudetto, che resta apertissimo. Anche la nuova capolista, guidata dal debuttante Chivu, osserva interessata: pure lei ha bisogno di una spinta, perché gennaio tra mercato e Champions è un mese scivoloso per tutti.

Insomma, Supercoppa sì, ma con il retrogusto del campionato. A Riad non si gioca solo per alzare un trofeo, si gioca per ritrovare se stessi. E quando Conte e Allegri sono in panchina, il rischio infarto è incluso nel biglietto

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