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Hiv e infezioni sessuali non spariscono: Torino rilancia su prevenzione e test gratuiti

Rinnovato il progetto Fast Track City: più screening, meno stigma, mentre l’emergenza resta sommersa

Hiv e infezioni sessuali non spariscono: Torino rilancia su prevenzione e test gratuiti

Hiv e infezioni sessuali non spariscono: Torino rilancia su prevenzione e test gratuiti (immagine di repertorio)

L’Hiv non è scomparso, le infezioni sessualmente trasmissibili continuano a circolare e lo stigma resta uno degli ostacoli principali alla diagnosi precoce. Torino lo sa e sceglie di non voltarsi dall’altra parte. Con l’approvazione in Giunta del rinnovo del progetto Torino Fast Track City, la città conferma per i prossimi tre anni un modello di prevenzione, informazione e screening gratuito che punta a intercettare le persone prima che l’infezione diventi una condanna silenziosa.

Il cuore della decisione è una nuova coprogettazione con il terzo settore, in continuità con il lavoro già svolto insieme all’Asl Città di Torino, per garantire prossimità dei servizi, accesso facilitato ai test e azioni mirate contro Hiv e infezioni sessualmente trasmissibili (Ist). Non una scelta simbolica, ma una risposta concreta a dati che raccontano una realtà spesso sottovalutata: da inizio anno a ottobre sono stati 1.175 i test Hiv effettuati nell’ambito del progetto, di cui 668 al Checkpoint della Città, lo spazio di via Mazzini diventato negli anni un riferimento per chi cerca test rapidi, anonimi e gratuiti.

Torino Fast Track City non nasce per caso. Il programma si inserisce nella rete internazionale delle Fast Track Cities, promossa da UNAIDS, che coinvolge centinaia di città nel mondo impegnate a raggiungere obiettivi chiari: ridurre drasticamente le nuove infezioni, garantire l’accesso alle cure e abbattere il pregiudizio che ancora accompagna l’Hiv. Una strategia che sposta il baricentro dalla sola cura alla prevenzione attiva, riconoscendo che informazione, test e presa in carico precoce sono strumenti decisivi di sanità pubblica.

Il rinnovo del progetto conferma anche un elemento tutt’altro che scontato: il Checkpoint di via Mazzini continuerà a essere messo a disposizione gratuitamente dal Comune, con un contributo economico di 5mila euro per sostenere le attività. Una cifra modesta se rapportata all’impatto sociale del progetto, ma significativa sul piano politico: significa ribadire che la lotta all’Hiv non è una questione residuale né delegabile esclusivamente al sistema sanitario, ma una responsabilità condivisa tra istituzioni e comunità.

«Con questo atto – ha spiegato l’assessore alle Politiche sociali Jacopo Rosatelli – Torino ribadisce la scelta di investire su prevenzione, promozione della salute, contrasto del pregiudizio e collaborazione con l’Asl e con il terzo settore». Parole che fotografano un approccio preciso: andare dove le persone sono, abbattere le barriere di accesso, parlare un linguaggio comprensibile, soprattutto a chi più spesso resta fuori dai percorsi tradizionali di cura.

Il tema è tutt’altro che superato. In Italia, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, una quota rilevante delle nuove diagnosi di Hiv avviene ancora in fase avanzata, quando l’infezione è già conclamata. Questo significa diagnosi tardive, terapie più complesse e un rischio maggiore di trasmissione inconsapevole. Le infezioni sessualmente trasmissibili, inoltre, sono in crescita soprattutto tra i giovani e in alcune fasce di popolazione meno intercettate dai servizi sanitari ordinari. In questo contesto, i test rapidi e gratuiti diventano uno strumento essenziale di sanità pubblica, non un servizio accessorio.

Fast Track City lavora proprio su questo crinale: avvicinare la sanità alle persone, invece di aspettare che siano le persone a bussare a strutture percepite come lontane o giudicanti. La coprogettazione con il terzo settore consente di costruire interventi flessibili, capaci di adattarsi ai contesti, alle comunità e ai bisogni reali, superando l’idea di una prevenzione calata dall’alto.

C’è anche un dato culturale che il progetto affronta senza retorica: l’Hiv continua a essere associato a stereotipi e paure che scoraggiano il test. Contrastare il pregiudizio significa normalizzare il controllo della propria salute sessuale, trattarlo come qualsiasi altro screening, sottraendolo alla vergogna e al silenzio. In questo senso, Torino Fast Track City non è solo un progetto sanitario, ma un intervento sul clima sociale della città.

Il nuovo accordo di collaborazione, che sarà sottoscritto al termine del percorso di coprogettazione, dovrà ora dimostrare di saper consolidare e ampliare i risultati raggiunti. La continuità è un punto di forza, ma non può diventare routine: la sfida dei prossimi anni sarà intercettare nuove fasce di popolazione, rafforzare l’integrazione con i servizi sanitari e mantenere alta l’attenzione su un’emergenza che non fa rumore, ma non per questo è meno reale.

Torino sceglie di insistere su una strada chiara: test, prevenzione, prossimità. In un tempo in cui l’Hiv rischia di scomparire dal dibattito pubblico senza essere sconfitto, la città manda un messaggio netto: abbassare la guardia sarebbe il primo errore.

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