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Cronaca

Casa Chantal, la battaglia si sposta al Tar: a Mathi si riaccende lo scontro sul futuro dell’ex casa di riposo

Dopo mesi di tensioni e polemiche, Sanitalia impugna la delibera comunale che blocca la trasformazione dell’edificio in centro per migranti. Il Comune prepara la difesa e la Prefettura attende il verdetto

Casa Chantal

Casa Chantal, la battaglia si sposta al Tar: a Mathi si riaccende lo scontro sul futuro dell’ex casa di riposo

La vicenda di Casa Chantal, l’ex casa di riposo di Mathi al centro di un acceso scontro politico e giuridico, entra nella sua fase più delicata. Dopo settimane di silenzio apparente, il 23 settembre è arrivata in Municipio la notifica del ricorso presentato al Tar da Sanitalia, la società proprietaria dell’immobile di via Martiri della Libertà, intenzionata a trasformarlo in un Centro di Accoglienza Straordinario per migranti (Cas). Un passaggio annunciato e atteso, che apre ufficialmente la fase giudiziaria di una disputa che da mesi divide la comunità mathiese.

Il ricorso, di natura cautelare, sarà discusso il 23 ottobre davanti al Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte. Sanitalia chiede la sospensione della delibera votata all’unanimità dal Consiglio comunale lo scorso 30 luglio, con cui l’Amministrazione Rocchietti aveva formalizzato la propria ferma opposizione all’insediamento del Cas. La società, che gestisce strutture di accoglienza in diverse province italiane, ha anche chiesto un risarcimento per danno economico, sostenendo di aver subito una perdita a causa del mancato avvio del progetto.

Dal canto suo, il Comune ha già annunciato che si costituirà in giudizio per difendere la destinazione originaria dell’immobile, vincolata dalle convenzioni del 1998 e del 2002 a uso socio-assistenziale per anziani autosufficienti e non. Secondo l’Amministrazione, l’edificio non potrebbe essere destinato a funzioni diverse senza una revisione esplicita degli accordi.

La sindacatura Rocchietti ha espresso sorpresa relativa di fronte alla mossa di Sanitalia, definita “prevedibile” alla luce del valore economico e strategico dell’operazione. La società, che nel 2018 aveva assunto la gestione della struttura e nel 2022 ne è diventata proprietaria, sostiene che la convenzione del 2019 — successiva a quelle storiche — consenta una più ampia flessibilità nell’utilizzo dell’immobile. Proprio questo documento, secondo le indiscrezioni, sarebbe stato posto al centro della linea difensiva dell’azienda davanti ai giudici amministrativi.

Il ricorso di Sanitalia ha riaperto una ferita mai del tutto chiusa, riportando in superficie tensioni politiche e contrasti personali che attraversano la comunità mathiese da mesi. La delibera del 30 luglio, approvata senza voti contrari, aveva segnato un momento di unità politica rara, almeno in apparenza, con la maggioranza e l’opposizione schierate a difesa della vocazione originaria di Casa Chantal. Ma il fronte comune ha iniziato presto a incrinarsi.

La pubblicazione, il 13 ottobre, di un comunicato ufficiale sul sito del Comune — con cui la Giunta informava i cittadini del ricorso presentato da Sanitalia — ha suscitato nuove polemiche. In particolare, alcune frasi ritenute allusive alla gestione passata della vicenda hanno provocato la reazione dell’ex sindaco Maurizio Fariello, oggi tra i principali critici dell’attuale amministrazione. Fariello contesta la lettura fornita dalla Giunta sulla convenzione del 2019, sostenendo che essa non annulli ma integri i precedenti accordi e che, all’epoca della sua firma, l’immobile fosse chiaramente riconosciuto come casa di riposo.

Le divergenze si sono presto spostate anche sul piano politico. Dal gruppo “Nuove Idee in Comune” arrivano accuse di toni polemici e inopportuni da parte della maggioranza, mentre il consigliere Danilo Bianco di “Mathi, una svolta per il Domani” ha ribadito la propria convinzione che il ricorso fosse inevitabile, ma ha puntato il dito contro le responsabilità politiche e gestionali di chi, negli anni scorsi, ha consentito che la struttura venisse ceduta a un soggetto privato. Bianco, voce spesso isolata in Consiglio, denuncia da tempo la mancanza di trasparenza nelle fasi che hanno preceduto la vendita, ricordando che le conseguenze ora si ripercuotono sull’intera comunità, chiamata a sostenere le spese legali e istituzionali del contenzioso.

Nel frattempo, anche la Prefettura di Torino resta in attesa dell’esito della causa. Già l’8 agosto, il Prefetto aveva informato il Comune di voler sospendere qualsiasi decisione sull’attivazione del centro fino al pronunciamento del Tar. Un atteggiamento di prudenza istituzionale, in linea con la delicatezza del caso, che coinvolge non solo la libertà d’impresa di un operatore privato ma anche la competenza comunale nella pianificazione urbanistica e sociale.

Il verdetto del 23 ottobre sarà dunque un primo spartiacque: un’eventuale accoglienza della sospensiva darebbe di fatto via libera temporaneo a Sanitalia per proseguire l’iter, mentre un rigetto rafforzerebbe la posizione del Comune, congelando qualsiasi sviluppo fino al giudizio definitivo. Ma la vera partita, come riconosce la stessa amministrazione, si giocherà nel secondo ricorso, quello presentato direttamente dal Comune per chiarire, una volta per tutte, la compatibilità d’uso della struttura rispetto ai vincoli originari.

Il caso di Mathi, intanto, è diventato un piccolo paradigma di tensioni più ampie che attraversano molti comuni piemontesi, dove il tema dell’accoglienza dei migranti si intreccia con questioni legali, economiche e identitarie. Casa Chantal, simbolo di un passato legato all’assistenza agli anziani, è ora al centro di una contesa che tocca nervi profondi: la gestione del territorio, l’autonomia degli enti locali, il rapporto tra pubblico e privato.

Sul piano giuridico, la vicenda si presenta complessa. La convenzione del 2002 aveva ribadito la destinazione della struttura a uso socio-sanitario, mentre quella del 2019 — firmata in un contesto profondamente mutato — sembra lasciare margini interpretativi che ora le parti opposte intendono far valere. La tesi del Comune si fonda sull’immutabilità della funzione originaria dell’immobile, che non potrebbe essere convertito in un centro di accoglienza senza una modifica formale approvata dagli enti competenti. Sanitalia, invece, sostiene che il nuovo quadro normativo e la sua piena titolarità giuridica dell’immobile le consentano di destinare la struttura a finalità sociali diverse, comprese quelle legate alla gestione dei richiedenti asilo.

In mezzo, restano i cittadini di Mathi, divisi tra chi teme l’arrivo di un Cas e chi considera eccessiva la resistenza del Comune a un progetto che, sulla carta, risponderebbe comunque a un bisogno sociale. Le discussioni, iniziate mesi fa durante le prime assemblee pubbliche, continuano a occupare bar, piazze e gruppi social locali, alimentando un clima di tensione e di attesa.

A rendere il quadro ancora più intricato è la prospettiva economica. Sanitalia, nel ricorso, ha chiesto anche un risarcimento per il mancato guadagno, una cifra che — se accolta — potrebbe gravare sulle casse comunali. Un rischio che l’Amministrazione non ignora, ma che ritiene necessario correre per difendere quella che considera una battaglia di principio: mantenere Casa Chantal fedele alla sua vocazione originaria.

A un mese dal verdetto, Mathi si prepara dunque a una nuova stagione di dibattito acceso e attesa giudiziaria. Per il sindaco Rocchietti, l’obiettivo è difendere l’autonomia decisionale del Comune, rivendicando il diritto di tutelare il proprio tessuto sociale. Per Sanitalia, invece, è in gioco la libertà d’impresa e la legittimità di un investimento fatto nel rispetto delle norme. Tra queste due visioni, il Tar sarà chiamato a tracciare una linea di equilibrio che potrebbe influenzare anche casi analoghi in altri territori piemontesi.

Qualunque sarà l’esito, la partita su Casa Chantal non sembra destinata a chiudersi presto. Se il Tar darà ragione al Comune, Sanitalia potrà comunque appellarsi al Consiglio di Stato. Se invece i giudici accoglieranno il ricorso dell’azienda, l’Amministrazione Rocchietti dovrà decidere se tentare la strada dell’appello o trovare un compromesso politico e territoriale.

Nel frattempo, dietro la vicenda giudiziaria si muove un tema più profondo: la trasformazione delle comunità locali di fronte ai cambiamenti sociali. Casa Chantal, da simbolo della cura per gli anziani, rischia di diventare il teatro di una contrapposizione ideologica che va oltre Mathi. E, come spesso accade, la sentenza di un tribunale non basterà da sola a sanare le divisioni che questo caso ha fatto emergere.

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